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Condannato ma in libertà. E “rischia” di esserlo per sempre.
Ci sono storie che indignano e storie che, clamorosamente, non si conoscono.
Quella che racconterò oggi è una di queste.
Una storia incredibile che dovrebbe farci indignare, urlare dalla rabbia. Invece rimane nel silenzio, compiacente e comodo.
Lui è Rosario Pio Cattafi. Un personaggio che è entrato nelle indagini sull’omicidio del Procuratore di Torino Bruno Caccia, sull’omicidio del medico Attilio Manca, sul famoso autoparco di Via Salomone a Milano (una delle basi operative di un “consorzio” mafioso di cui faceva parte anche la “famiglia” che ordinò l’uccisione dell’integerrimo educatore carcerario Umberto Mormile) e nell’indagine della Procura di Palermo sui cosiddetti “Sistemi Criminali”, che avevano ritenuto necessaria – e non prorogabile – la strage di Via D’Amelio, nella quale morirono Paolo Borsellino e i suoi cinque agenti di scorta.
Rosario Cattafi. Da quarant’anni entra ed esce da indagini per mafia.
Nel 2013 grazie al lavoro dei Pubblici ministeri di Messina Angelo Cavallo e Vito Di Giorgio, è arrivata la sentenza di condanna in primo grado per Cattafi, che viene riconosciuto colpevole per associazione mafiosa. Dopo la conferma in appello, la Corte di Cassazione, il 1° marzo del 2017, ha ritenuto Rosario Cattafi partecipe all’associazione mafiosa della cosca di Barcellona Pozzo di Gotto (provincia di Messina) fino al 1993, rinviando alla Corte d’Appello di Reggio Calabria il giudizio per gli anni compresi tra il 1993 e il 2000 e assolvendolo per gli anni tra il 2000 e il 2012.
Ebbene, dopo più di quattro anni, il reato di associazione mafiosa a carico di Rosario Cattafi, già pluripregiudicato (per i reati di lesioni, porto e detenzione abusivi di arma da fuoco e calunnia) e plurindagato per altri innumerevoli reati (come sequestro di persona, omicidio, traffico di stupefacenti, traffico internazionale di armamenti, strage, associazione con finalità di terrorismo o di eversione – indagini da cui Cattafi è sempre uscito indenne, o per archiviazione o perché prosciolto o assolto), potrebbe essere prescritto.
Prescritto sì, avete capito bene. Quindi rimanere comodamente in libertà.
Raccolgo l’invito di Salvatore Borsellino, Paola Caccia, Angela Gentile Manca e Stefano Mormile. Lo faccio scrivendone, l’unica arma che ancora non mi è stata tolta.
È incredibile davvero. È inaccettabile. Come se persone come Borsellino, Mormile, Manca, Caccia possano essere tranquillamente lasciate senza giustizia con un colpo di penna.
(27 giugno 2021)

Tratto da: 19luglio1992.com

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