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"Le mafie cercheranno di sfruttare l'occasione ghiotta di mettere le mani sui finanziamenti europei del Recovery Fund. Occorre ripartire in sicurezza, ossia bilanciando esigenze di procedure snelle e rispetto delle regole, per evitare che la criminalità organizzata si infili in un affare senza precedenti, in un'occasione irripetibile". Sono state queste le parole con cui Giuseppe Antoci, ex presidente del Parco dei Nebrodi e attuale presidente onorario della Fondazione Caponnetto, ha lanciato l'allarme in merito al pacchetto di aiuti finanziari da 200miliardi di euro promesso all'Italia dall'Europa.
"L'esigenza di far ripartire velocemente il Paese porta con sé il rischio fortissimo che la mafia sfrutti questa opportunità" ha detto Antoci sottolineando che le organizzazioni criminali cercheranno di approfittare delle procedure semplificate messe in atto dalla semplificazione del codice degli appalti.
Inoltre le mafie stanno cercando di sfruttare qualsiasi cosa, compressa la pandemia con "il mafioso che torna a vestire i panni del finto benefattore e con tassi usurai strozza e rileva le imprese in difficoltà trasformando i proprietari in burattini".
Questo tipo di mafia 'imprenditoriale' Giuseppe Antoci la conosce molto bene da quando il 18 maggio 2016 è rimasto vittima di un attentato mafioso insieme alla scorta. La sua 'colpa' era di aver spezzato l'omertà e aver introdotto un protocollo per l'assegnazione degli affitti dei terreni in base alla presentazione del certificato antimafia anche per quelli di valore a base d'asta inferiori a 150.000 euro.
Un'idea che è stata recepita dal nuovo Codice antimafia e applicata in tutta Italia, oltre che fonte di ispirazione in Europa.
"Sarò presente in Aula Bunker per guardarli negli occhi" ha detto Antoci alla vigilia del processo scaturito dall'operazione Nebrodi che all’alba del 15 gennaio 2020 ha sgominato i clan tortoriciani rei di aver ricostituito un’associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata, tra le altre cose, alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche dell’Unione europea, leggasi truffa all’AGEA, con 94 arrestati e 151 aziende agricole sequestrate. Tra gli imputati chi ha scelto il rito abbreviato ha avuto condanne fino a 24 anni. "Sono soddisfatto della sentenza, ma aspetto le altre", rivela mentre è ancora in corso a Messina il processo con rito ordinario che riguarda oltre 90 imputati tra boss, insospettabili professionisti e gregari dei clan.
"Di grandi eroi ne abbiamo avuti abbastanza, ora c'è bisogno di premiare la normalità di chi nel silenzio è un esempio, delle persone su cui non si accedono i fari della ribalta ma decidono di denunciare" ha detto Antoci ora presidente del comitato d'onore del premio 'Magna Grecia Awards' - che si terrà venerdì 25 giugno a Bari per la premiazione della 24esima edizione - che celebra chi è un esempio positivo nello sport, nella moda, nella cultura, nella musica e nel giornalismo.
"È un premio che mette al centro il valore della scelta delle persone. Io volevo fare il presidente del Parco dei Nebrodi non dedicare la mia vita alla lotta alla mafia, ma la normalità delle mie scelte mi ha portato a questo, a vivere sotto scorta con la mia famiglia. Non sono un eroe, io non ho fatto altro che fare il buon genitore. Se avessi continuato a stare in silenzio sarei morto ogni giorno. Non auguro a nessuno la mia vita, sono sette anni che non faccio un bagno al mare, ma sapere che il mio protocollo funziona e porta risultati è una carezza al cuore". Un vanto da aggiungere all'onorificenza "per la sua coraggiosa determinazione nella difesa della legalità e nel contrasto ai fenomeni mafiosi" ricevuta dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, oltre ai numerosi premi, al tributo della stampa estera e dei tanti italiani che non ha mai avuto dubbi sul suo operato. Morire una sola volta e non ogni giorno forse ne vale la pena. "Lo Stato è sempre al mio fianco e per le istituzioni stavo morendo. Non sono più un uomo libero, ma lo sono più di tanti che sulla lotta alle mafie hanno solo fatto chiacchiere e carriere. La lotta alle mafie è un dovere morale. Da quello bisogna ripartire" ha concluso Giuseppe Antoci.

Foto © Imagoeconomica

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