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"Collaboratori di giustizia strumento indispensabile"

"E' comprensibile quello che dice il cuore, ovvero che sembra assurdo che lo Stato possa rimettere in libertà un criminale come Brusca ma, come diceva Falcone, i collaboratori di giustizia sono uno strumento indispensabile per penetrare all'interno delle organizzazioni mafiose segrete. Giovanni Brusca ha avviato un percorso di collaborazione, anche se non è un pentito, è un uomo che si è fatto due conti e ha pensato di approfittare questa legge che è stata fatta per incentivare la collaborazione con lo Stato". Lo ha affermato Antonio Ingroia, intervenuto ai microfoni della trasmissione "L'Italia s'è desta", condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus. "Ci sono mafiosi che sono usciti senza aver mai collaborato, Giovanni Brusca comunque 25 anni di carcere se li è fatti. Giovanni Brusca ha fatto i suoi calcoli ed è stato un collaboratore complessivamente leale con lo Stato e perciò ha diritto per legge agli sconti di pena che gli sono stati riconosciuti - ha aggiunto Ingroia -. Anche lo Stato ha fatto un calcolo e dal punto di vista dello Stato il bilancio è positivo considerando quanti altri mafiosi la collaborazione di Brusca ha fatto arrestare, quanti patrimoni ha fatto sequestrare e quanti omicidi ha permesso di sventare". "Indignazione dei politici su scarcerazione? Brusca non ha parlato soltanto di mafiosi, di stragi e di omicidi, ha anche scoperchiato il tema della collusione tra mafia e politica, il tema della trattativa Stato-mafia. Brusca fu il primo a raccontarci del famoso papello di Totò Riina. Da Brusca è iniziato questo percorso da cui è nata l'indagine e poi il processo sulla trattativa Stato-mafia. Mi sembra un po' sproporzionata l'eco mediatica proprio su Brusca e non su altri collaboratori. A pensar male si fa peccato, ma qualche volta ci si azzecca" ha concluso Ingroia.

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