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Il fratello del giudice Paolo in un’intervista all'Adnkronos

"Non fu avvertito dell’esplosivo arrivato a Palermo per la strage, non venne attivato il divieto di sosta in via D’Amelio, dove pure Paolo si recava spesso a trovare nostra madre, non fu utilizzato per la sua scorta quel 'bomb-jammer', che pure già esisteva, che Giovanni Falcone aveva esplicitamente richiesto, e di cui fu invece dotata la macchina blindata di Di Pietro, che fu pure portato in Honduras per salvargli la vita".

E' questa la dura analisi che Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo Borsellino, ha dato nel corso della sua intervista all'Adnkronos, rilascita dalla gionalista Rossella Guadagnini,  in riferimento alle gravi falle nella sicurezza del giudice. Inoltre Salvatore ha voluto sottolineare come la situazione odierna non sia cambiata da allora e che la politica continui a combattere la mafia "forse a parole, non sicuramente nei fatti. Al massimo si parla di 'verità indicibili'. Ma la verità, in quanto tale, non può essere indicibile, anzi deve essere proclamata a gran voce. Lo Stato difficilmente può arrivare a processare se stesso".

Dura la sua posizione anche a riguardo della decisione delle istituzioni di commemorare in solo giorno la strage di Capaci e di via D'Amelio "avevano già fatto sparire dalle commemorazioni Francesca Morvillo, anche lei magistrato, morta il 23 maggio e lasciata sola nella tomba dove riposava insieme al marito, ucciso nello stesso attentato sull’autostrada di Capaci. Ora hanno unificato le date del 23 maggio e del 19 luglio. Forse vogliono far svanire anche il ricordo di quei 57 giorni in cui nessuna precauzione fu presa per salvare un magistrato che tutti sapevano sarebbe stato ucciso". E poi ancora "forse vogliono evitare di essere costretti, in due diverse date, invece che in una sola, a fare degli equilibrismi verbali per commemorare due magistrati esaltati a parole e dei quali invece, nei fatti, ci si propone di smantellare l’eredità - come il 41bis, l'ergastolo ostativo e i collaboratori di giustizia - che ci hanno lasciato per quanto riguarda i veri mezzi di lotta alla criminalità organizzata".

Secondo il fondatore delle Agende Rosse, "il clima sociale è cambiato, ma soprattutto nei giovani. Il clima politico è, se possibile, peggiorato. Basta guardare il posto che occupa nei discorsi programmatici dei capi di governo che si sono succeduti in questi anni la lotta alla criminalità organizzata, che è la vera emergenza del nostro Paese, ancora più del Covid che, invece, per la criminalità organizzata rappresenta piuttosto un’occasione da sfruttare".

Infine Salvatore ha parlato, della "Scorta della Memoria", il suo "sogno", come ha detto ieri in una diretta Facebook, "la 'Scorta per la Memoria' in via D’Amelio è stata una scintilla che ha provocato un incendio. Avevo chiesto una persona al giorno, che donasse un giorno della propria vita a chi ha donato la propria vita per noi", ma invece di una "sono arrivate persone da ogni luogo: da Palermo, dalla Sicilia e da ogni parte d’Italia e non solo, che in gruppo ogni giorno custodiscono la memoria di Paolo, di Agostino, di Claudio, di Emanuela, di Vincenzo e di Walter Eddie Cosina". Adesso - ha aggiunto Salvatore - "Siamo al ventitreesimo giorno del presidio di 'scorta civica' all'albero simbolo della strage e, da domani, scandiremo uno per uno i 57 giorni che passano per arrivare al 19 luglio. E, prima del 19 luglio, delle luci degli stessi colori della bandiera per cui questi uomini hanno sacrificato la loro vita, veglierà dal crepuscolo all’alba il loro sonno di giusti". "E' la memoria" e "non lo sterile ricordo che ha il significato di combattere per non dimenticare, per la verità e per la giustizia. Se perdere vuol dire dimenticare allora, questa parola, non fa parte delle mie corde e del mio vocabolario".

Foto © Castolo Giannini

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