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Secondo la celebre scrittrice a qualcuno fa comodo che la morte dell’intellettuale resti “un enigma”

"L'inchiesta sulla morte di Pier Paolo Pasolini va riaperta. Adesso ci sono gli strumenti tecnologici avanzati, rispetto a 50 anni fa. Si potrebbero ingrandire segni anche molto piccoli, o macchie di sangue non viste. Perché certamente non è stato Pelosi a uccidere Pier Paolo ma un gruppo di persone, questo sembra certo. Ma chi erano non lo sappiamo. Evidentemente fa comodo che la morte di Pasolini rimanga un enigma, un enigma storico...". A chiedere la riapertura delle indagini sull'uccisione dell'intellettuale, trovato senza vita la notte tra il 1° e il 2 novembre del 1975 sul litorale di Ostia, è la celebre scrittrice Dacia Maraini, sua grande amica. Intervistata dall'Adnkronos nell'ambito de 'La Via dei Librai' di Palermo, il festival del libro, l'autrice da milioni di copie, che è stata molto vicina al regista ucciso, spera che "venga fatta luce" su un omicidio dai mille misteri. "Si potrebbero ingrandire, ad esempio, le tracce ematiche - spiega Dacia Maraini - e ricavarne il Dna, tanto è vero che la macchia è sempre lì". E ricorda: "Non sono state distrutte le prove, ma evidentemente fa comodo che questa morte rimanga un mistero...", aggiunge. "Mancano alcune prove - dice ancora la scrittrice - Se si fosse fatta all'epoca una vera indagine approfondita probabilmente sarebbe venuto fuori dell'altro. Ma visto che all'epoca Pino Pelosi si addossò tutta la colpa si sono fermati là". "Quando in un processo si dice che c'è un colpevole che si autoaccusa non si va oltre, ma se fossero andati avanti qualcosa sarebbe venuto fuori. E anche adesso, se solo si approfondisse, emergerebbero altri particolari. Ne sono certa, anche se è difficile". Il corpo di Pier Paolo Pasolini fu trovato la mattina del 2 novembre di 46 anni fa da una signora che vicino al luogo della tragedia vide un uomo completamente sfigurato e con il corpo tumefatto, disteso poco lontano da una baracca. Solo dopo l'arrivo della Polizia venne accertato che quel corpo martoriato apparteneva al grande Pier Paolo Pasolini, tra i maggiori intellettuali italiani di sempre. Ad essere accusato, in prima istanza, fu un ragazzo di appena 17 anni, Pino Pelosi. Il giovane confessò di aver ucciso Pasolini perché, raccontò, lo scrittore sarebbe stato intenzionato a praticare un rapporto sessuale non consensuale.
"La sua morte resta un mistero - dice ancora Dacia Maraini nell'intervista a 'La Via dei Librai' - Non sappiamo come è morto. Trent'anni dopo l'omicidio, Pelosi ritrattò tutto e accusò altre persone. Noi lo pensavamo, lo abbiamo sempre pensato, perché non era possibile che fosse stata una sola persona a ridurlo in quel modo. Ma poi Pelosi è morto e non si è più saputo altro. Io chiesi, insieme con Walter Veltroni, di riaprire l'inchiesta ma non è stato fatto. Ma ora chiedo ancora una volta che si faccia luce su questo che rischia di restare uno di quei misteri italiani che non si riesce a chiarire". E racconta: "Pasolini non è stato ucciso con un colpo di pistola, ma a colpi di legno sulla testa, eppure Pelosi, quando fu arrestato, non aveva una sola goccia di sangue addosso. E nemmeno segni di una battaglia, di un corpo a corpo, che evidentemente c'era stato". "Noi abbiamo detto fin da subito che non era stato Pelosi - aggiunge Dacia Maraini - Non è possibile, lui si prese tutta la colpa. Si può immaginare che si sia preso la colpa da solo perché era ancora minorenne e si voleva coprire qualcun altro. Qualcuno dice che c'era di mezzo il padre, altri dicono che era una cosa politica, altri ancora che era successo per via di quel processo per la questione del petrolio, del rapporto con l'Africa...". La ricostruzione del giovane, oggi passato a miglior vita, era stata illustrata sin da subito in modo fallace. Avrebbe prima ferito Pasolini per legittima difesa con una mazza ritrovata nell'auto e poi investito fino a ucciderlo. In primo grado fu condannato per omicidio volontario in concorso con ignoti. Ma non si è mai saputo che fossero gli 'ignoti'. Nel 2005 il colpo di scena con Pelosi che ritrattò tutta la versione sostenendo che non era da solo. Nulla di nuovo per i giudici che già lo avevano messo per iscritto in sentenza ma la novità era che con il giovane non ci fosse una banda di coetanei, ma uomini "dall'accento siciliano" non meglio identificati, a bordo di un'auto targata Catania. Le sue dichiarazioni sono state ritenute fallaci. Nel luglio 2017 Pino Pelosi è morto di tumore ad appena 59 anni portandosi nella tomba misteri e un numero infinito di domande.

Foto © Letizia Battaglia

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