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Il pregiudicato intercettato: "Ho speso trentamila euro e mi sono comprato il giudice"

Il gip del Tribunale di Bari, Giuseppe De Benedictis (in foto), e l'avvocato penalista barese Giancarlo Chiariello, sono stati arrestati e condotti in carcere su disposizione del gip di Lecce che ha accolto le richieste cautelari della Dda. Entrambi sono accusati di aver stretto un accordo corruttivo in base al quale in cambio di denaro, consegnato presso l'abitazione e lo studio del legale, o anche all'ingresso di un bar vicino al nuovo Palazzo di Giustizia di Bari, il giudice emetteva provvedimenti "de libertate" favorevoli agli assistiti dell'avvocato Chiariello, tra i quali un indagato arrestato. De Benedictis nei giorni scorsi ha presentato richiesta di dimissioni dalla magistratura. Ad entrambi, De Benedictis e Chiarello, è contestata l'aggravante mafiosa per l'ipotesi di aver agevolato, con le scarcerazioni, gruppi criminali del Foggiano e del Barese. Nell'inchiesta sono indagate complessivamente 12 persone. Oltre a De Benedictis e Chiariello, ci sono altri tre avvocati, due dello studio del legale arrestato, il figlio Alberto Chiariello e la collega Marianna Casadibari, e l'avvocato foggiano Paolo D'Ambrosio, tutti accusati di concorso nella presunta corruzione in atti giudiziari. Risulta indagato anche un appuntato dei carabinieri in servizio alla Procura di Bari, Nicola Vito Soriano. Al militare la Procura contesta, in concorso con gli avvocati Giancarlo Chiariello e Marianna Casadibari, il reato di corruzione per atto contrario al dovere di ufficio e rivelazione di segreti d'ufficio.
Gli inquirenti comunicano poi che il gip Giuseppe De Benedictis, il 9 aprile scorso, è stato perquisito nel suo ufficio a Palazzo di Giustizia di Bari ed è stato trovato in possesso - secondo la Dda di Lecce - di una tangente di circa 6.000 euro ricevuta poco prima dall'avvocato Giancarlo Chiariello. Il giudice, subito dopo, ha presentato al Csm richiesta di dimissioni dalla magistratura perché provava "vergogna". Oggi De Benedictis e Chiariello sono stati arrestati e portati in carcere. La perquisizione è stata estesa anche all'abitazione del magistrato dove, nascoste in alcune prese per derivazioni elettriche, sono state sequestrate numerose mazzette di denaro per importi variabili tra 2.000 e 16.000 euro (per un totale di circa 60.000), ritenute frutto della corruzione.
Si ipotizza altresì che gli indagati siano coinvolti, oltre che in episodi di corruzione, anche in fatti di rivelazione di segreti d'ufficio per avere acquisito e divulgato, illecitamente, notizie custodite in banche dati riservate, relative a dichiarazioni di collaboratori di giustizia ancora segrete. Inoltre sono state registrate conversazioni in cui il giudice e il penalista - secondo la Dda di Lecce - discutono sulle strategie più idonee affinché il magistrato possa motivare i provvedimenti più favorevoli ai clienti del legale e degli importi della corruzione. La discussione tra i due avviene sia nell'ufficio del Gip sia nell'ascensore del palazzo dove abita il penalista, dove i due si sono ripetutamente incontrati e sono stati ripresi dalle telecamere installate dai carabinieri.

Questione di mazzette
Dall’inchiesta è emerso anche un ricco giro di mazzette giunto, secondo gli inquirenti, nelle tasche del giudice e dell’avvocato.
"Ho speso trentamila euro e mi sono comprato il Giudice a Bari”. E' lo stralcio di una conversazione intercettata, a parlare è il pregiudicato Danilo Pietro Della Malva di Vieste. La conversazione risale al 16 giugno 2020. Della Malva, difeso dall'avvocato Chiariello, aveva ottenuto da poco dal gip De Benedictis la scarcerazione, con concessione degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Era tornato a casa dal carcere di Rebibbia il 24 aprile e una sera, parlando con la moglie sulla veranda, "commentava senza alcuna cripticità il mercimonio per la sua scarcerazione" si legge negli atti. "Dapprima - ricostruiscono gli inquirenti - si vantava di essere uscito dal carcere dopo appena tre mesi e, alla reazione ironica della moglie che, ridendo, esordiva con un commento "grazie" come a voler dire "sappiamo bene il perché", Della Malva diceva: "però aspetta, ho speso trentamila euro e mi sono comprato il Giudice a Bari””. Secondo gli inquirenti della Dda, il denaro sarebbe stato consegnato al Giudice tramite l'avvocato. Le indagini hanno infatti documentato che il 18 marzo 2020, 7 giorni dopo il provvedimento con il quale il gip aveva disposto la scarcerazione, il gps dell'auto del magistrato ne segnalava la presenza a casa del legale. In questo senso la "proclività a delinquere" del gip Giuseppe De Benedictis e dell'avvocato Giancarlo Chiariello, "non è scemata”, scrive il gip di Lecce Giulia Proto, neanche davanti alla consapevolezza di Chiariello di essere oggetto delle dichiarazioni accusatorie dei collaboratori di giustizia e di De Benedictis di essere sottoposto ad indagini dalla Procura di Lecce e di ritenere imminente il suo arresto. Delinque fino all'ultimo momento, e oltre". Il Giudice parla per entrambi, a proposito delle esigenze cautelari che ritiene "gravissime", "di spregiudicatezza e di presunzione di impunità palesati anche davanti ad un'indagine che li vedeva coinvolti". Secondo il gip di Lecce, "l'aspetto inquietante della vicenda, a dimostrazione del delirio di onnipotenza di entrambi gli indagati, è che De Benedictis, già nel mese di gennaio 2021 è consapevole che l'avv. Chiariello fosse oggetto di investigazione da parte degli inquirenti, per averlo saputo da Soriano (Nicola, appuntato dei Cc in servizio presso la Procura di Bari, ndr) e ne è consapevole lo stesso Chiariello; eppure il Giudice, da una parte annulla il pranzo con alcuni commensali perché l'avvocato 'sta sotto osservazione', ma dall'altra continua ad accordarsi per le scarcerazioni dei clienti del legale, dal quale riceve 'brevi manu' mazzette di danaro senza remora alcuna".

Le promesse di assoluzioni e lavori
Nell’ambito dell’inchiesta è stato accertato anche il gip che ha anticipato "decisioni su imminenti scarcerazioni”, dava “rassicurazioni su assoluzioni in processi ancora da discutere”, chiedeva “ad un carabiniere amico di fare un accesso abusivo alla banca dati”, “riceveva richieste di sistemare figli di amici per un posto di lavoro”, “prometteva perizie a familiari di amici che poi fa avere, ma soprattutto parlava con alcuni avvocati su modifiche e revoche di misure cautelari". Sono dinamiche, queste, documentate dalle intercettazioni audio-video nell'ufficio del Giudice barese Giuseppe De Benedictis, disposte dalla Dda di Lecce. Con riferimento agli incontri con l'avvocato penalista barese Giancarlo Chiariello, l'attivita' tecnica ha documentato un "rituale consolidato: Chiariello entra nella stanza del Giudice e chiede di parlare, lui si alza, lascia il telefono nel cassetto e raggiunge l'avvocato", "quasi sempre in concomitanza di una scarcerazione" di un cliente del legale.

Foto tratta da: molfettaviva.it

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