Dramma, evento politico, atto terroristico. Cosa è stata veramente la strage di Bologna?
Le figure che orbitano attorno ad uno dei più tragici eventi della storia Repubblicana non sono caratterizzate dai connotati della bassa criminalità terroristica. Ma al contrario sono figure che hanno avuto ruoli istituzionali importanti, senza dimenticare anche la presenza di membri appartenenti alla tristemente nota loggia segreta P2.
Che legame hanno quindi l’eversione nera con gli elementi sopracitati? E che ruolo ha avuto lo Stato in questa drammatica vicenda?
Sono proprio queste le domande che si sono posti i relatori della diretta organizzata dal Fatto Quotidiano sul suo canale You Tube in occasione della presentazione del libro “L’uomo nero e le stragi” edito da PaperFirst. Tra loro vi sono il noto conduttore di Blu Notte Carlo Lucarelli, la giornalista Antonella Beccaria e l’autore Giovanni Vignali. Ha moderato l’incontro il giornalista Marco Lillo.
La strage nel contesto internazionale
La strage della stazione di Bologna fu un vero e proprio dramma. Quel 2 agosto 1980 alle 10.25, un esplosivo ad alto potenziale spezzò la vita di 85 persone provocando una ferita inguaribile alla società civile la quale ancora oggi non può smettere di domandarsi il perché di quel massacro e soprattutto chi furono i mandanti.
Il noto conduttore di Blu Notte Carlo Lucarelli infatti ha detto che nell’ambito della strage di Bologna “la cosa veramente importante e che sono stati condannati una serie di personaggi per aver depistato le indagini. E questi personaggi sono pezzi molto grossi del nostro servizio segreto militare” come ad esempio il “Generale Musumeci, il Generale Del Monte, l’ex agente del servizio segreto Francesco Pazienza e Licio Gelli, il grande vecchio della P2”.
Certamente il contesto in cui si consumò la strage fu estremamente delicato dal punto di vista internazionale. Infatti l’assetto dei due blocchi contrapposti di allora (USA e URSS) cominciò a mutare e da lì a nove anni ci fu la caduta del muro di Berlino, l’evento che modificò per sempre il panorama geo politico mondiale.
Come si inserisce questa strage all’interno di un quadro così mutevole e complesso?
E poi, ha domandato Carlo Lucarelli, “perché parte del nostro Stato copre una botta come quella?”.
“La nostra storia non è fatta di misteri, è una storia di segreti”, ha concluso Lucarelli, e questi segreti qualcuno li custodisce e noi “dobbiamo cercare di capirli”.
Il Fascismo italiano, braccio armato di un potere
Le stragi in Italia, anche se caratterizzate da inaudita efferatezza, non possono essere considerate solo come un atto criminoso fine a se stesso, le bombe sono un metodo dialettale con cui un potere dialoga con altro potere e la manovalanza venne scelta nell’ambito delle organizzazioni neo fasciste.
Ed è proprio dentro quest’ottica che si muove l’intervento della giornalista Antonella Beccaria, “i NAR insieme a Terza Posizione erano le due principali organizzazioni neo fasciste composte da giovanissimi che sostanzialmente volevano marcare le distanze da quelli che consideravano come i ‘tramoni’ cioè la precedente generazione dei terroristi neo fascisti come quella di Ordine Nuovo, la cui responsabilità per la strage di Piazza Fontana del 12 dicembre del 1979 sono assolutamente acclarate. E Avanguardia Nazionale che era l’organizzazione guidata da Stefano Delle Chiaie”.
Infatti queste organizzazioni ebbero un ruolo da protagonista all’interno del contesto delle stragi degli anni 70 - 80 e - ha ricordato Beccaria - “furono già accertate negli anni 70’ i collegamenti tra queste organizzazioni e alcuni apparati dello Stato Italiano, come ad esempio con l’Ufficio Affari Riservati, ‘una sorta di servizio segreto non dichiarato’” e ancora “a metà degli anni 50 e 60 le connivenze e anche lo sfruttamento da parte di uomini dello stato di esponenti del neofascismo è stato esplicito, è scritto nelle sentenze, la commissione stragi ne parla dal 1995”.
Paolo Bellini incarna la zona grigia
Chi è l’uomo nero della strage di Bologna? Ex Avanguardista, trattativista, killer di ‘Ndrangheta, trafficante, albergatore e chissà cos’altro ancora.
L’autore del libro ‘L’uomo nero e le Stragi’ Giovanni Vignali lo ha descritto come “l’incarnazione della zona grigia” e che lo troviamo anche “nelle indagini nella trattativa stato mafia".
Certamente tra i tanti episodi che hanno caratterizzato la figura dell’ex avanguardista di destra spicca quello della ‘seconda trattativa’, in cui, come ha ricordato Giovanni, “Paolo Bellini va in Sicilia e tiene i contatti con un boss mafioso molto altolocato, Antonino Gioè, intavola una propria trattativa nell’ambito di un dialogo che sta tenendo contemporaneamente con il Nucleo Tutela del Patrimonio Artistico dei Carabinieri e sviluppa un ragionamento. Lo Stato chiede indietro dei quadri che sono stati rubati alla pinacoteca di Modena, la mafia lo ascolta e gli propone di dare dei benefici carcerari a cinque boss mafiosi in cambio della restituzione di questi quadri. Uno scambio che non va a buon fine ma che dà i brividi".
Infatti queste circostanze sollevano molti interrogativi su chi sia veramente Paolo Bellini e quanto abbia ancora da raccontare.
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- Luca Grossi