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“Mi sono limitato a lanciare l'allarme sulla pandemia come occasione di guadagno per le mafie”

Dallo “scandalo” del terreno concesso in comodato d’uso per proteggere la sua casa dai clan, al blitz “Rinascita-Scott” per il quale non “aveva informato” previamente il procuratore generale Lupacchini, ogni scusa è buona per attaccare Nicola Gratteri. Questa volta l’ultimo, imbarazzante, tentativo di “sportellata” contro il procuratore capo di Catanzaro riguarda il Covid-19. E l’accusa è di quelle pesanti: “Sposare le tesi dei negazionisti”, come titola Il Foglio (non nuovo a questo genere di attacchi al magistrato) che ha pubblicato la notizia. La polemica è tutta incentrata sulla prefazione che il capo della Dda di Catanzaro ha scritto per Pasquale Bacco e Angelo Giorgianni, il primo medico e il secondo magistrato della Corte d’Appello di Messina, entrambi notoriamente aventi posizioni controverse sulla pandemia rasenti il negazionismo, nel loro libro “Strage di Stato. Le verità nascoste della Covid-19”. L’equazione per chi è in malafede è automatica: scrivere una breve prefazione in un libro scritto da autori negazionisti è uguale a sposare le loro idee. Matematico, telegrafico. Ma Gratteri non ci sta e si difende. “Mi sono limitato a cogliere l'occasione che mi è stata offerta per lanciare per l'ennesima volta l'allarme sulla pandemia come nuova occasione di crescita e guadagno per le mafie. Un tema che da troppo tempo viene ignorato”. Nessun ammiccamento alle posizioni dei due autori dunque, ma solo sensibilità nel porre l’attenzione su un tema, quello delle ingerenze mafiose nel tessuto economico legale in tempi di Coronavirus, troppe volte sottovalutato. Nicola Gratteri non è cospirazionista e tantomeno negazionista, è lui stesso a spegnere ogni malalingua: “Io negazionista? Ma se per l'Ufficio sono state acquistate migliaia di mascherine e siamo tutti vaccinati”, dice alla stampa sorpreso dal polverone mediatico sollevato intorno a lui. Anche perché, spiega, la sua è una procura che fra le prime si è blindata anche contro il Covid. "Plexiglass in tutti gli uffici, dispenser di disinfettanti ogni cinque metri, sanificazioni regolari, accesso al pubblico limitato e tre nuove pec per il deposito degli atti" elenca Gratteri "questo non mi sembra certo l'ufficio di qualcuno che non crede nella pericolosità del Covid". Inoltre nessuno tra i magistrati in servizio ha rifiutato il vaccino che in Calabria è stato già somministrato a tutte le toghe, in tutti i distretti equiparate al personale delle forze dell'ordine e insieme a loro già "in lista" da un paio di settimane. Quello del Foglio è l’ennesimo tentativo di gettare fango contro un magistrato antimafia esposto in prima linea contro la ‘Ndrangheta e da questa più volte minacciato (Gratteri vive sotto scorta da oltre trent’anni) ed è l’ennesima occasione mancata di contribuire invece, come mezzo d’informazione, a far da grancassa alle sirene dei magistrati in merito alle infiltrazioni delle mafie in questi tempi straordinari. Come scrive Gratteri nella prefazione incriminata: “Il sistema-Paese, minato dalla tempesta in corso rischia di lasciare al crimine organizzato nuovi spazi di manovra, nei quali nessuna azione di contrasto sarà possibile senza una chiara comprensione delle vicende Covid-19”.

Foto originale © Imagoeconomica

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