L’ex sostituto della segreteria di Stato verrà interrogato a breve dai pm, se verrà processato chiederà di essere sciolto dal segreto di Stato

Si va verso il processo del secolo in Vaticano. I magistrati della Santa Sede intendono mandare a breve a giudizio il cardinale Angelo Becciu con l’accusa di concorso in peculato, reato di cui è incriminata anche l’esperta di intelligence e amica Cecilia Marogna. I pm vogliono prendere una decisione in tempi brevi - scrive il quotidiano Domani - forse subito dopo l’interrogatorio con il monsignore previsto nei prossimi giorni. Per difendersi l’ex sostituto della segreteria di Stato potrebbe chiedere al Papa di essere svincolato dall’obbligo al segreto di stato. La vicenda giudiziaria che ha riguardato Becciu è iniziata lo scorso 24 settembre, oggi è indagato per peculato, interesse privato e “insulto al re” (cioè al Papa, sovrano della Città del Vaticano) in tre diversi filoni d’inchiesta. Quello riguardante le somme di denaro girate a una cooperativa sociale di un fratello. Un secondo su presunti attacchi rivolti al papa durante una conferenza stampa, a cui si sommano quelli che sarebbero contenuti in un esposto contro l’Espresso. Infine il fascicolo che riguarda i bonifici girati a Cecilia Marogna, assunta nel 2017 dall’allora sostituto come “consulente per le relazioni esterne della segreteria di Stato”, ora indagata dagli inquirenti del Vaticano per aver ottenuto indebitamente 575mila euro, proprio grazie ai buoni uffici di Angelo Becciu. Denaro che la donna (che compirà 40 anni il mese prossimo) avrebbe dovuto impiegare in operazioni top secret per la liberazione di alcuni religiosi rapiti da terroristi jihadisti in Mali, e che invece avrebbe speso per beni di lusso e utilità varie, comprese vacanze alle terme, borse e vestiti firmati. Insomma, attività “voluttuarie del tutto ingiustificate”, scrivono i magistrati. I promotori Gian Piero Milano e Alessandro Diddi ne hanno prima ottenuto l’arresto in Italia. Ma poi, dopo che la corte d’Appello di Milano ha bocciato la carcerazione preventiva rimettendola in libertà, hanno revocato la misura cautelare, e rinunciato conseguentemente alla domanda di estradizione. Una scelta, ha detto il Vaticano, presa per “consentire all’imputata di partecipare al processo in Vaticano libera da ogni pendenza”. Di tutt’altro avviso sono gli avvocati della donna secondo i quali la mossa dei pm del Vaticano è stata al contrario “una resa senza onore: anziché riconoscere i loro errori, hanno revocato il mandato di cattura, sottraendosi al confronto con noi e al giudizio della corte”. Nel comunicato con cui il giudice istruttore del tribunale vaticano ha dato la notizia, si chiarisce non solo come la celebrazione del giudizio sia “imminente”. Ma pure che il reato ipotizzato per Marogna sia di “peculato, commesso in concorso con altri” e tra questi anche il cardinale Becciu. Ignote sono al momento le contestazioni rivolte al cardinale anche se sembrerebbe essere ormai un dato di fatto che Becciu sollecitò il suo ex collaboratore alla segreteria di Stato e oggi suo principale accusatore, monsignor Alberto Perlasca, di effettuare nove bonifici (con la causale “voluntary contribution for umanitarian service”) per un totale di 575mila euro a favore della società slovena Logsic Doo di proprietà di Cecilia Marogna. Soldi che dovevano essere utilizzati per strappare dalle grinfie dei terroristi in Mali una suora e invece andati sperperati in beni. Gli inquirenti si chiedono come mai Becciu (che diceva di riporre in Marogna “fiducia e stima per la serietà della sua vita e della sua professione”) avesse usato un soggetto esterno per operazioni di sicurezza da sempre appannaggio della Gendarmeria. Così come vogliono sapere se avesse contezza che parte importante dei denari inviati alla Logsic erano stati spesi da Marogna per fini diversi da quelli preposti. Molte le domande che gli inquirenti intendono rivolgere al cardinale. “Allo stato, non si conosce né la motivazione, né la destinazione finale delle somme elargite dalla segreteria di Stato”, dicono gli investigatori. Becciu intanto si è dichiarato subito parte lesa, ma non ha mai denunciato per truffa Marogna. E ora potrebbe finire sul banco degli imputati. Dalla sua parte Becciu potrebbe contare sul segreto di Stato. “Per difendermi dovrei rivelare inconfessabili segreti di stato”, avrebbe detto più volte ai suoi fedelissimi. “Se rivelati creerebbero gravi imbarazzi alla Santa Sede. Ma ora voglio difendermi”. Ecco perché è possibile che prima dell’interrogatorio il cardinale chieda al pontefice di essere svincolato da ogni obbligo di segretezza. Per poter raccontare quella che è la sua versione dei fatti su una vicenda ancora molto opaca.

Fonte: Domani

Foto © Imagoeconomica

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