Chiesto "il non luogo a provvedere" e concessa "libertà provvisoria"
La Santa Sede chiede "il non luogo a provvedere" sulla richiesta di estradizione di Cecilia Marogna, la manager arrestata lo scorso ottobre nell'indagine sull'ex numero 2 della Segreteria di Stato, il cardinale Angelo Becciu. E' quanto ha comunicato il ministero della Giustizia ai giudici di Milano che sono chiamati a decidere sul caso. Il Vaticano rinuncia all'estrazione e "concede la libertà provvisoria", con un dietrofront che richiede ora maggiori dettagli. Il ministero ha solo dato comunicazione ai giudici e non avrebbe allegato il provvedimento del Vaticano, richiesto invece dalle parti del processo che è stato rinviato così alle ore 12.
Due i capitoli con al centro la manager arrestata il 13 ottobre 2020 a Milano: "Il non luogo a provvedere" rispetto alla misura cautelare per appropriazione indebita aggravata e peculato (su mandato dell'autorità giudiziaria della Città del Vaticano) e l'estradizione. Lo scorso dicembre la Cassazione, ribaltando la decisione della corte d'appello di Milano che aveva convalidato l'arresto, ha disposto l'annullamento senza rinvio e con perdita di efficacia della misura cautelare che era stata disposta per la Marogna, difesa dagli avvocati Fabio Federico e Maria Cristina Zanni. Oggi la comunicazione del Ministero della Giustizia letta dai giudici della quinta sezione penale d'appello (presidente del collegio Franco Matacchioni) segna un nuovo risvolto nella vicenda, ma per sapere quale è la decisione bisognerà attendere di conoscere il provvedimento assunto dal Vaticano ma non nelle mani delle parti.
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