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Angela Gentile Manca, madre della vittima innocente di mafia Attilio Manca, Luisa Impastato, nipote di Peppino Impastato, il giornalista e attivista di Cinisi ucciso il 9 maggio 1978, e Luana Ilardo, figlia di Luigi Ilardo, in passato capomafia della provincia di Caltanissetta poi divenuto confidente e ucciso, il 10 maggio 1996, prima che potesse diventare definitivamente collaboratore di giustizia. Tre voci di donne coraggiose impegnate non solo nel rendere vivo il ricordo dei propri cari, ma anche dar loro giustizia in un Paese fatto di misteri.
Le loro testimonianze di "Donne contro la mafia" sono state trasmesse da Radio Voce della Speranza Catania su Facebook, in collaborazione con la Rete Antimafia di Brescia, nel programma condotto da Daniela Piazza assieme alla professoressa Mariabeatrice Spalinger, rappresentante della Rete Antimafia, dedicato ai “Percorsi di Educazione Civica”. Il quarto di una serie di incontri ancora in corso.
Interventi importanti per comprendere il fenomeno criminale rivolgendo lo sguardo soprattutto ai giovani.
“Non si può costruire il futuro, se non si conosce il passato. Diciassette anni di questa lotta mi hanno davvero sfibrato, però io sono contenta di averlo fatto. E lo continuerò a fare, fino a che le mie forze me lo permetteranno. Poi ci saranno i giovani” ha ricordato Angela Manca, parlando di suo figlio e raccontando la sua storia agli studenti in ascolto, nella speranza di passare loro il testimone della propria lotta per la giustizia.
Attilio Manca venne ritrovato morto la mattina del 12 febbraio 2004. La causa della morte viene individuata in un'overdose di eroina.
Una vicenda in cui compaiono molte incongruenze nella ricostruzione iniziale, che vedrebbe il caso come un suicidio. Nel corso degli anni è emerso anche un possibile movente: Attilio, in quanto urologo molto abile, avrebbe collaborato ad un intervento sul boss latitante Bernardo Provenzano.
Negli ultimi 17 anni, Angela Manca e suo marito hanno lottato per ottenere la verità, supportata non solo dalle prove, ma anche dalle testimonianze di ben 5 collaboratori di giustizia. Ma, come dice Angela Manca, questa è una “verità che potrebbe scoprire altre verità indicibili”, riguardo alla latitanza di Provenzano e agli aiuti ricevuti durante la sua fuga.





Successivamente ha preso la parola Luana Ilardo. Suo padre era Luigi Ilardo, capomafia della provincia di Caltanissetta. Dopo 11 anni di carcere, Ilardo decise di cambiare vita e aveva collaborato all’arresto di diversi mafiosi. Luana Ilardo vide suo padre per l’ultima volta il pomeriggio del 10 maggio 1996. La sera dello stesso giorno fu ucciso.
Un delitto tragico giunto a pochi giorni da quello che sarebbe stato l'inizio di una collaborazione con la giustizia.
Diversi pentiti hanno raccontato di una fuga di notizie sul suo ruolo di informatore, che lo avrebbe all’istante posto al centro del mirino della mafia e di quelle istituzioni deviate di cui aveva già parlato in qualità di confidente al colonnello Riccio. “Abbiamo pagato il prezzo di parentele che non erano idonee a fare scelte diverse” ha affermato Luana Ilardo riguardo al coinvolgimento del padre all’interno della criminalità organizzata.
“Lo studio, la legalità, lo sport diventano armi importantissime che possono fare la differenza nel cammino di un ragazzo che si accinge ad essere un uomo” ha spiegato ai ragazzi in ascolto. Il messaggio che ha voluto trasmettere, attraverso la storia di suo padre, è che “si può cambiare”.
L’ultima ad intervenire è stata Luisa Impastato, nipote di Peppino Impastato, nato in una famiglia mafiosa. Già da giovane, egli decise non solo di non condividere lo stile di vita e i valori della famiglia paterna, ma di lottare contro il sistema che questi rappresentavano.
“È stata mia nonna che mi ha fatto non solo conoscere, ma anche amare la storia di mio zio e la forza di questa storia”, ha ricordato Luisa Impastato. Felicia Bartolotta, madre di Peppino, ha dato ancora più valore alla figura del figlio ed è riuscita ad ottenere la giustizia che egli meritava, dopo 24 anni di lunghe ed estenuanti battaglie legali e sociali. Ma non solo in ambito giudiziario sbocciano i frutti di queste lotte. Cresce, infatti, una grande solidarietà da parte delle persone, anche grazie al grandioso gesto di Felicia, che ha spalancato le porte di casa sua a chiunque volesse conoscere la storia del figlio. Luisa, oggi, è presidente di Casa Memoria “Felicia e Peppino Impastato”, con la quale cerca di portare avanti l’impegno della nonna, nella stessa casa in cui lei e Peppino avevano vissuto.
Tre storie distinte, ma unite nel grido di verità e giustizia. Perché come ha concluso Luana Ilardo "quando si provano dolori così forti, così lancinanti è come se ognuno di noi avesse una missione. Quella di non far passare a nessun altro il dolore che abbiamo passato noi”.

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