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"Purtroppo la mafia viene vista come qualcosa di folkloristico, invece di dare messaggi diversi". Così Salvatore Borsellino, fratello del magistrato Paolo Borsellino, ucciso il 19 luglio 1992 in via d'Amelio assieme agli agenti di scorta, ha commentato a Inews24.it la polemica relativa al brand di abbigliamento sportivo e costumi 'Labellamafia', nato in Brasile e che si sta diffondendo velocemente in tutto il mondo, distribuito anche in Italia. "Vada a guardare sui social quanti seguaci ha il figlio di Totò Riina - ha aggiunto Borsellino - Il nome della mafia tira e loro lo utilizzano. Viviamo in un Paese in cui nessun governo si è mai impegnato veramente nella lotta alla mafia. Mi dica un governo che negli ultimi cinquant'anni ha affrontato la lotta alla criminalità. Eppure non è un problema solo dell'Italia, ma del mondo intero".
Sullo scandalo del nuovo marchio è intervenuto in primis Antonio Ferrante, presidente regionale del Pd in Sicilia, che ha già annunciato di volersi attivare con i parlamentari "affinché venga istituito un osservatorio che possa monitorare e intervenire ogni volta che un imprenditore troppo ignorante o privo di scrupoli tenterà di lucrare su una piaga che ogni siciliano ed ogni italiano porta dentro, in qualsiasi parte del mondo si trovi".
Particolarmente amareggiato anche il segretario generale dell'Fsp Polizia, Valter Mazzetti: "Un moto di disgusto irrefrenabile accompagna il pensiero che ci si possa accostare con tale cinismo, con tale mancanza di scrupoli a certi temi, anche commercialmente parlando, evocando qualcosa che garantirà sicuramente attenzione e probabilmente guadagni al titolare del marchio, ed anche a chi lo distribuisce, ma al costo di esaltare un 'cancro' che ha devastato la società, lasciando sul campo tanti morti e disperazione. Una drammatica espressione di sottocultura, ferocia e crudeltà che non può essere sfruttata per fare affari da un brand che ne valorizza positivamente anche la visione con quell'aggettivo 'bella', che invece offende e calpesta le molte vite spezzate e trucidate tra le forze dell'ordine, magistrati, giornalisti e onesti appartenenti alla società civile, che non si sono piegati a quella logica di terrore e omertà di cui è portatrice la mafia".

Foto © Imagoeconomica

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