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In corso il procedimento disciplinare davanti al Csm

Le risposte di Palamara alle domande dell'accusa? Elusive, almeno secondo il procuratore generale della Cassazione. Attualmente l'ex presidente dell'Anm, in attesa che inizi il processo di Perugia, si trova a doversi difendere dal procedimento aperto davanti alla Sezione Disciplinare del Csm.
Il procedimento si sta sviluppando a ritmi serratissimi e, a quanto pare, Palamara ha deciso di non rispondere alle domande che riguardano l’ormai famigerato incontro che avrebbe avuto all’hotel Champagne di Roma tra l’8 e il 9 maggio del 2019 quando si discusse della nomina del futuro procuratore capo di Roma assieme a cinque consiglieri del Csm ed i politici Luca Lotti e Cosimo Ferri.
In precedenza il pm si era difeso dicendo di non aver "stretto alcun accordo con l'onorevole Luca Lotti per scegliere un procuratore generale a lui favorevole". Non solo. Ha dichiarato anche di sapere che “Lotti era imputato”.
Quando si è entrato nel vivo dei fatti della riunione ha solo dichiarato che avrebbe fatto "considerazioni diverse" sull'opportunità di frequentarlo o di portarlo ad una riunione con i membri del Csm. Tuttavia ha anche detto che Lotti non era al corrente dell'oggetto della riunione, anche se dagli elementi emersi nelle indagini si dimostrerebbe il contrario.

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Alla domanda diretta della Procura generale, però, Palamara ha scelto la via del silenzio, così come ha fatto successivamente, quando gli è stato chiesto “come mai a Lotti veniva consentito di occuparsi delle strategie e del conteggio dei voti”.
Palamara, dunque, ha semplicemente dichiarato: "Sono qui per dimostrare che non ho stretto alcun accordo con l’onorevole Luca Lotti per scegliere un procuratore generale a lui favorevole” e non “ho mai barattato la mia funzione”, e “sono stato sottoposto al trojan per un’accusa di corruzione che è caduta - ha dichiarato Palamara - È vero che ho frequentato Luca Lotti, anche prima del 2016, come mi è capitato di frequentare altri personaggi del mondo della politica”, con Lotti però la “frequentazione si è intensificata, e anche con l’onorevole Ferri, in prossimità dell’elezione del vicepresidente del Csm David Ermini", ma Lotti, imputato a Roma nel processo Consip, “è estraneo a qualsiasi accordo sulla nomina” e “non avrei mai frequentato Luca Lottiper mettermi in contrasto con i miei colleghi di Roma e con l’aggiunto Paolo Ielo".

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Visti i silenzi sugli altri argomenti l'Avvocato generale Pietro Gaeta ha preferito sospendere l'esame: "L'ufficio di Procura rileva che tutte le domande che poniamo hanno per base i contenuti intercettativi. Se la strategia difensiva di Palamara è quella di non voler rispondere alle domande dell'accusa, mi pare che la prosecuzione dell'esame trasborda in risposte elusive delle domande stesse e da' alla difesa il vantaggio di conoscere le domande in anticipo per riservarsi eventualmente la possibilità di rispondere dopo". Le intercettazioni sulla serata all'hotel Champagne costituiscono di fatto il 'cuore' dell'accusa di aver pilotato le 'nomine', soprattutto quella alla successione di Giuseppe Pignatone nella Procura di Roma.
Oggi la difesa dell’ex presidente dell’Anm ha inoltre depositato una consulenza di parte da poco ultimata - ancora da inoltrare nel procedimento penale di Perugia nel quale Palamara è imputato - nella quale il perito Fabio Milana sostiene che le intercettazioni del cellulare di Palamara, tramite il trojan, “erano convogliate su un altro server non su quello della Procura di Roma che avrebbe dunque svolto solo funzione di 'client'”.
La consulenza è stata ammessa.

Foto © Imagoeconomica

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