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di Aaron Pettinari
Stasera su Speciale Tg1 la ricostruzione partendo dalle agende del giudice

Perché venne ucciso Rosario Livatino? Fu solo la Stidda a voler consumare quel delitto o dietro c'era anche altro? Gli interrogativi sono legittimi alla luce di nuovi elementi emersi e che, nello Speciale Tg1 in onda questa sera alle 23.40 con l'inchiesta di Maria Grazia Mazzola, verranno riportati alla luce.
Fino ad oggi le sentenze ci dicono che proprio l'organizzazione criminale della Stidda ha ideato e proceduto all'eliminazione di quel giudice "scomodo". Ma dietro a certi delitti eccellenti, si sa, spesso si annida quella convergenza di interessi che è proprio del Sistema criminale.
Nell'inchiesta emerge che il "giudice ragazzino", insieme a un altro pm della Procura di Agrigento, nel 1986 collaborò attivamente con Falcone e Borsellino e consegnò a loro le trascrizioni di una microspia piazzata nella latteria di Paul Violi, a Montreal, che dieci anni prima del pentimento di Tommaso Buscetta avevano svelato l'intero organigramma di Cosa nostra ad Agrigento. Non solo. Venivano rivelate le ramificazioni internazionali, i collegamenti strettissimi con la ’Ndrangheta per il traffico di droga (che avviene ancora oggi, ndr). A questo si aggiunge il dato di collegamenti diretti tra i boss agrigentini e i palazzi del potere di Roma per rapporti di altissimo livello con la politica.

Quali mandanti?
Non è un elemento di secondo piano, dunque, che il giorno dell'attentato avvenuto lungo la provinciale tra Agrigento e Caltanissetta, Paolo Borsellino fu tra i primi a recarsi sul posto. L'inchiesta della Mazzola ci spinge ad interrogarci sui motivi che portarono la criminalità organizzata ad eliminare il magistrato di Canicattì. Motivi che, molto probabilmente, vanno anche oltre all'impegno del magistrato, che al tempo si trovava ad affrontare quasi in solitudine le indagini contro le mafie.
Dietro il movente si affacciano nuovi scenari. E tra essi anche il traffico internazionale non solo di droga ma anche di armi. Perché lo Special Tg1 racconta anche di un incontro tra Livatino ed il magistrato Carlo Palermo, allora impegnato a Trento, che al tempo investigava su certi traffici.
Palermo nel libro "La Bestia" scrive che "numerose indagini hanno riguardato, nell’agrigentino, la stidda locale e quel Salvatore Puzzangaro in cui si erano imbattuti prima Rosario Livatino, poi Giuliano Guazzelli (ucciso nell’aprile del 1992, poco dopo Salvo Lima), e Paolo Borsellino, ma anche quel ‘buco nero’ costituito da traffici di armamenti e rapporti bancari con l’Iraq incentrati a Liegi e Bruxelles, ma collegati con la Tunisia".
La Mazzola ha ricostruito diversi passaggi anche grazie all'intervista di un collega di Livatino che riferisce degli scambi informativi tra il pool antimafia di Palermo e la procura di Agrigento, allora retta da Elio Spallitta. E si può ripartire da qui anche per nuovi sviluppi investigativi.

Foto © Fotogramma

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