di AMDuemila
"Provo amarezza. Mio padre si faceva in quattro per non farli evadere, ora sono autorizzati ad uscire dalla cella"
"Le scarcerazioni dei boss hanno rappresentato un collasso dello Stato e adesso fa bene il ministro della Giustizia ad avviare un monitoraggio dei provvedimenti dei giudici. Come vengono fatte le perizie mediche? E come decidono i magistrati?". A porsi queste domande è Nando dalla Chiesa, figlio del prefetto Carlo Alberto dalla Chiesa, intervistato da Repubblica. Dalla Chiesa confessa al quotidiano di avere "il sentore di errori e irregolarità" in merito alle dinamiche che hanno portato all'apertura delle celle dei detenuti mafiosi durante l'emergenza Covid-19 nei mesi scorsi. Questo sentore, dice, potrebbe trovare fondamento guardando al passato. "Sto facendo una ricerca con i miei studenti sulle perizie aggiustate negli anni Settanta e Ottanta. Ho riletto anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, che parlano chiaramente di professionisti pagati". Ad ogni modo, afferma, "provo una grande amarezza". "Penso alle tante difficoltà che magistrati e investigatori hanno dovuto affrontare per arrestare quei mafiosi. E alla facilità con cui hanno lasciato il carcere". "Mio padre (ieri era l'anniversario della strage di via Carini, ndr) si faceva in quattro per cercare di non farli evadere i mafiosi dal carcere", ha spiegato dalla Chiesa. "Adesso, sono autorizzati ad uscire dalla cella". Così, spiega, "si rimandano i mafiosi a comandare. Altro che occasione per rieducarli, come dice qualcuno - conclude - non ci credo affatto".
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