di AMDuemila
“Dopo tutte queste vicende mi sembra ovvio un mal di pancia all’interno del movimento 5 stelle. Calcoli che Di Matteo è un simbolo dell’Antimafia. Tra l’altro io personalmente sono molto vicina al magistrato. Lo sento spesso, addirittura a settembre andremo in alcune scuole per parlare di legalità”. E’ così che la deputata e testimone di giustizia, Piera Aiello, in un’intervista a “Il Giornale.it”, è tornata a parlare della vicenda, che ha creato delle spaccature nel M5s, che portò alla mancata nomina del pm antimafia Nino Di Matteo a capo del Dap da parte del Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. La deputata ha spiegato che “personalmente non condivido che Di Matteo sia stato cercato più volte per un incarico e alla fine sia stato ‘posato’. E’ una situazione bruttissima. Sicuramente non si può paragonare la storia di Di Matteo rispetto a quella di Bonafede anche se è il mio ministro, per carità. Lo rispetto per quello che lui rappresenta, sicuramente però, non condivido quello che è successo. Facendo parte di una commissione di inchiesta, dopo aver sentito tutte le persone, stileremo una relazione e da lì si faranno le dovute considerazioni. Francamente sono rimasta un po’ basita di tutta questa faccenda”. L’Aiello ha poi affermato che finite le audizioni della Commissione parlamentare antimafia, che sta accertando i fatti riguardo alla mancata nomina di Nino Di Matteo al Dap, “trarrò le mie conclusioni, perché io, formalmente, sono un deputato, ma non sono sicuramente un politico di quelli col pelo sullo stomaco, che per forza vuole le poltrone. Sono entrata in politica con una idea ben precisa. Voglio portare avanti le mie idee sui testimoni di giustizia e gli imprenditori vittima del racket. Non sono una sprovveduta, da anni combatto per aiutare queste categorie e questa vicenda mi fa stare male. Non mi faccio influenzare da nessuno”. Riguardo al cambio di rotta sulla nomina, prima su Di Matteo e poi su Basentini, la deputata ha concluso: “A noi non c’è stato detto dal ministro. Le sembrerà strano, ma guardi, le parlo con il cuore in mano: noi al momento non sappiamo chi lui ha ascoltato oppure se è una idea sua”.
Prima dell’audizione del consigliere del Csm, Nino Di Matteo, dalla Commissione antimafia era stato sentito l’ex direttore generale della direzione detenuti e trattamento del Dap, Giulio Romano, che spiegò all’antimafia che si potrebbe “ipotizzare che le rivolte nelle carceri siano state in qualche modo pilotate” e che il ministro Bonafede “espresse apprezzamento” per la circolare per le scarcerazioni dovute alle misure per contrastare il Coronavirus. Dopo questa serie di audizioni prossimamente sarà la volta dell’ex capo del Dap, Francesco Basentini, che si è dimesso dopo lo scandalo scaturito dalle scarcerazioni di boss detenuti al 41bis e in alta sicurezza.
Foto © Imagoeconomica
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