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di AMDuemila
"Anche in questo caso Nino Di Matteo dimostra di avere buona memoria al contrario del ministro Bonafede, ricordando un episodio da me, peraltro, raccontato. Fu per me stupefacente che in pieno scontro col Quirinale per il famoso conflitto di attribuzioni, il Capo dello Stato, presidente Napolitano, mi mandasse un'ambasciata attraverso il direttore di Repubblica Ezio Mauro, con la quale mi chiedeva se si poteva trovare un ‘accordo’ per evitare il conflitto davanti alla Corte Costituzionale". E’ quanto ha detto l’ex magistrato e procuratore aggiunto di Palermo, oggi avvocato, Antonio Ingroia, all’Adnkronos riguardo l’audizione alla Commissione parlamentare antimafia del consigliere togato del Csm, Nino Di Matteo, basata principalmente sulla mancata nomina al Dap nel giugno 2018 da parte del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Di Matteo davanti alla Commissione antimafia ha spiegato che quando ci fu il conflitto d’attribuzione riguardo le intercettazioni tra l'allora capo dello Stato Giorgio Napolitano e il senatore Nicola Mancino all’interno dell’inchiesta sulla Trattativa Stato-Mafia, l’ex direttore di Repubblica, Ezio Mauro, si face “ambasciatore” tra il Quirinale con la procura di Palermo per trovare la soluzione. Secondo quanto raccontato da Di Matteo “un punto di collegamento poteva essere sperimentato dal dottor Palamara”, che oggi è accusato di corruzione dalla procura di Perugia. Per Ingroia “la cosa ancor più sorprendente per me fu che fra gli 'ambasciatori' indicati da Napolitano come suoi 'portavoce' per un ipotetico incontro ci fosse proprio il dottor Luca Palamara che, in quanto Presidente dell'associazione nazionale magistrati, avrebbe dovuto essere tutt'al più un 'portavoce' della magistratura, e quindi nostro, e non certo della politica, e cioè del Presidente Napolitano - ha detto il pm della Trattativa Stato-Mafia - Poi la cosa non ebbe ulteriori sviluppi probabilmente per la mia risposta”. ”Di fronte infatti all'anomalia di tutta la vicenda fu molto chiara la mia posizione espressa al direttore di Repubblica di allora Ezio Mauro, quando gli dissi che noi alla Procura di Palermo rispettavamo sempre le regole, - ha concluso - e su questo non poteva esserci alcun margine di 'trattativa’, e sarebbe stato bene che il Quirinale rinunciasse alle proprie posizioni insostenibili. Forse proprio per questo nessuno mi fece più proposte del genere”.

Foto © Imagoeconomica

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