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di AMDuemila
La Procura di Milano ha aperto un fascicolo sulla fornitura di camici ed altro materiale sanitario da parte dell’azienda Dama spa alla Regione Lombardia avvenuta lo scorso aprile in piena emergenza Coronavirus. A far venire a galla la vicenda è stato ieri sera il programma di RaiTre Report, in un'inchiesta-scoop di Giorgio Mottola. La società di abbigliamento, gestita da Andrea Dini e dalla sorella Roberta, attuale moglie del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, aveva presentato un’offerta commerciale alla Regione per la fornitura di camici, copricapi e calzari sanitari, per ben 513 mila euro, che la Regione, attraverso la società di acquisti Aria, aveva accettato, firmando l’ordine di fornitura il 16 aprile e il 30 aprile aveva ricevuto una regolare fattura, con pagamento previsto a 60 giorni. Ma solo il 22 maggio (quando il giornalista di Report, Giorgio Mottola, ha chiesto spiegazioni a Dini e Fontana) Dama spa aveva inviato alla Regione la richiesta di annullamento dei pagamenti per la fornitura. La replica di Aria è che si è trattato di una donazione: la Regione non ha speso un euro. La trasmissione di RaiTre ha contestato che si tratta di un’aggiudicazione e che nella lettera della Regione “si specifica infatti che il pagamento avverrà tramite bonifico entro 60 giorni dalla data di fatturazione”. L’ad di Dama, Andrea Dini, alla trasmissione ha spiegato che “è una donazione. Effettivamente i miei, quando io non ero in azienda durante il Covid, hanno male interpretato la cosa, ma poi dopo io sono tornato, me ne sono accorto e ho immediatamente rettificato tutto perché avevo detto ai miei che doveva essere una donazione. Le carte ad Aria ci sono tutte. Abbiamo fatto note di credito, abbiamo fatto tutto. Mai preso un euro e non ne avremo mai neanche uno”.
Il fascicolo ora aperto dalla procura guidata da Francesco Greco è di modello 45, cioè senza indagati e ipotesi di reato, in quanto sono in corso accertamenti. Alla procura di Milano erano arrivate delle segnalazioni, secondo quanto ha riportato Il Fatto Quotidiano, provenienti dall’interno di Aria. Oltre a Milano, le segnalazioni sono anche arrivate alla Procura di Como. Dunque, dietro questa vicenda ci potrebbe essere un conflitto d’interessi, visto l’affidamento diretto della fornitura a una società controllata, anche se al 10%, dalla moglie e dal cognato del presidente Fontana. E quindi questo potrebbe far scattare da parte della procura milanese un’ipotesi d’accusa di abuso d’ufficio. La società Dama spa è presente all’interno degli elenchi di fornitori della società regionale Aria, con l’unica differenza, come ha spiegato Il Fatto, che rispetto ad altre società, non ha sottoscritto il “patto d’integrità” del 2019, che prevede anche la dichiarazione di assenza di conflitti d’interesse. Secondo Fontana, che ieri si è difeso spiegando che non si trattava di una fornitura ma di una donazione: “Non c’è stato alcun equivoco. Sono stati comprati tutti i camici di tutti quelli che li producevano perché ne avevamo bisogno. - ha detto il presidente - Da parte dell’azienda di mio cognato i camici sono stati donati. Quindi non c’è alcun problema”.

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Foto © Imagoeconomica

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