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di AMDuemila
Il tesoro era frutto di anni di spaccio di hashish nel capoluogo lombardo

15 milioni di euro in contanti sono stati trovati dalla Polizia in un'abitazione a Milano, all'interno di un'intercapedine ricavata in un muro. Un tesoro frutto dello spaccio in questi anni di hashish nel milanese. Tre persone sono state arrestate fra cui padre e figlio. L'operazione diretta dalla Dda che ha coordinato le indagini della Squadra Mobile. Si tratterebbe con ogni probabilità del più grande sequestro di denaro liquido mai avvenuto con mazzette tutte di taglia da 10 a 100 euro ma anche di 200. In manette sono finiti Francesco Massimiliano Cauchi, di 47 anni, già ai domiciliari per traffico internazionale di stupefacenti e finito in carcere, il padre Giuseppe, di 69, incensurato, e Carmelo Pennisi, di 63 anni, con precedenti, ritenuto il 'muratore' che ha realizzato l'intercapedine dove erano nascosti 28 scatoloni pieni di soldi, ciascuno anche con più di 550 mila euro. A loro due sono stati concessi gli arresti domiciliari. In base alla ricostruzione della Squadra Mobile guidata da Marco Calì e della sezione Narcotici, le cui indagini sono state coordinate dal procuratore capo Francesco Greco e dal capo della Dda di Milano Alessandra Dolci, l'hashish acquistato in Marocco arrivava in Italia in Liguria, in particolare in provincia della Spezia nel territorio di Bocca di Magra località del Comune di Ameglia, per poi essere destinato alla piazza di Milano. Salvo per gli spostamenti in mare il trasporto e l'interscambio di hashish e denaro da Nordafrica e il nostro Paese avveniva in auto. E poi i 100, 200 o 300 pagati al chilo sono diventati 200-2200 al 'dettaglio'. Il denaro si trovava in un appartamento in via Casoretto, nel quartiere omonimo di Milano, affittato da Giuseppe Cauchi ma ritenuto nella disponibilità del figlio Francesco Massimiliano. Per trovare il contante gli agenti hanno dovuto analizzare la mappa catastale dell'abitazione e verificata una diversità in una stanza da letto è dove stata fatta la scoperta dietro a un armadio appoggiato al muro. Un importante contributo ai fini dell'esito dell'inchiesta, avviata un anno fa, è stato fornito da un collaboratore di giustizia. In conferenza stampa gli inquirenti hanno lanciato l'allarme rispetto al perdurare dell'uso del contante nelle attività criminali in quanto, ha sottolineato la procuratrice Alessandra Dolci, "non lascia traccia". "Spesso - ha dichiarato la Dolci - ci siamo chiesti come avvenissero i pagamenti illegali e si pensava ai bitcoin o a transazioni elettroniche e invece è ancora per contanti". "Forse bisogna fare una riflessione proprio sull'uso dei contanti. Perché - hanno concluso i procuratori - 15 milioni sono davvero tanti e questo rende difficile verificare i flussi illeciti".

Foto © Imagoeconomica

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