di AMDuemila
La procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio per 41 presunti mafiosi legati al clan di Brancaccio con a capo Luigi Fabio Scimò (57 anni), arrestati nel corso dell'operazione della polizia tra la fine giugno e l'inizio del mese di luglio dello scorso anno. Molti degli accusati, tra cui anche la moglie del capo mafia Antonella D'Angelo (55 anni) e il genero Pietro Di Marzo (31 anni), come scrive il Giornale Di Sicilia, potrebbero chiedere il processo con rito abbreviato. I reati contestati sono racket, estorsioni, traffico di droga, scommesse e contrabbando di sigarette. Nell'operazione Maredolce 2 nella quale sono stati arrestati i 41 presunti boss gli investigatori hanno radiografato l’economia 'diversificata' di un sodalizio criminale, già profondamente colpito, nel luglio del 2017, dall’operazione 'Maredolce', capace di intessere rapporti stabili con autorevoli esponenti di altri mandamenti di cosa nostra palermitana e di incidere e condizionare profondamente il tessuto economico, tanto legale quanto illecito, di quella porzione di territorio. La droga, il business delle slot machine, il controllo di alcune case di riposo, le immancabili estorsioni sono soltanto alcuni degli interessi perseguiti dagli affiliati e documentati dalle indagini dei poliziotti. L’organizzazione, in particolare, esercitava un capillare e rigoroso controllo del territorio anche nei confronti della microcriminalità predatoria, assoggettata all’autorità mafiosa. Inoltre, nel corso dell’operazione erano stati sequestrati all’organizzazione beni per un valore approssimativo di un milione di euro.
In aula si tornerà il mese prossimo dopo la fine delle sospensioni da Coronavirus. Intanto ieri durante l'udienza alcuni imputati, intervenuti in videocollegamento, hanno chiesto che il processo venisse trattato. Altri, invece, hanno preferito il rinvio. Ma il giudice ha optato per il rinvio collettivo per non inficiare l'unitarietà del giudizio.
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