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di AMDuemila
Depositate le motivazioni della sentenza di condanna per concorso esterno

Il "re dell'eolico" Vito Nicastri, condannato in abbreviato a nove anni di detenzione lo scorso ottobre per concorso esterno in associazione mafiosa, non avrebbe dato soldi al boss di Cosa nostra Matteo Messina Denaro per favorirne la latitanza. A sostenerlo è il gup di Palermo Filippo Lo Presti che ha depositato le motivazioni della sentenza di condanna per Nicastri e altri 3 (tra cui il fratello Roberto). La questione del finanziamento al superlatitante era ritenuta di primo piano dall'accusa, che ora sta valutando la possibilità di proporre "appello accidentale" a fronte dei ricorsi degli avvocati di Nicastri e degli altri imputati del processo, come scrive Il Giornale di Sicilia. Il processo, collegato a una inchiesta della Dia e dei carabinieri di Trapani, è denominato Pionica, perché incentrato su una forte speculazione realizzata grazie alla "disinvoltura affaristica" dei fratelli Nicastri, nella compravendita di un'azienda agricola che sorgeva nel fondo Pionica di Santa Ninfa (Trapani). A parlare del presunto finanziamento era stato il pentito Lorenzo Cimarosa, cugino di Messina Denaro oggi deceduto. Secondo Cimarosa Vito Nicastri avrebbe consegnato una busta piena di soldi destinata a Messina Denaro. La sua ricostruzione è però stata ritenuta contraddittoria dal Gup, che ha ritenuto provato che Nicastri avesse pagato il capomafia di Salemi (Trapani), Michele Gucciardi: non è però sicuro, in quanto Cimarosa in un secondo interrogatorio si era smentito, se il plico arrivò o meno al superlatitante. Né se Nicastri sapesse della destinazione di quella somma.

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