di AMDuemila
La procura di Roma ha deciso di impugnare la sentenza del novembre scorso con la quale la corte d'Assise ha condannato i due carabinieri Raffaele D'Alessandro e Alessio Di Bernardo a 12 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale in relazione al pestaggio subito da Stefano Cucchi la sera tra il 15 e il 16 ottobre del 2009, quando venne arrestato per detenzione di stupefacenti e portato in caserma.
E' da quel pestaggio che scaturirono le gravi lesioni che portarono alla morte, appena 6 giorni dopo, il geometra di 31 anni nel frattempo ricoverato nel reparto detenuti dell'ospedale Pertini. In particolare il ricorso è stato presentato contro il riconoscimento delle attenuanti generiche, che ha contribuito a mantenere più basse le condanne. La corte d'Assise aveva concesso le attenuanti anche al maresciallo Roberto Mandolini (comandante della stazione Appia dove venne portato e picchiato Cucchi) condannato a 3 anni e otto mesi per falso per aver contribuito a manomettere le relazioni di servizio e nascondere che c'era stato un pestaggio. In sede di requisitoria, nell'udienza del 3 ottobre 2019, il pm Giovanni Musarò aveva sollecitato le condanne degli imputati definendo le loro pene "non esemplari ma giuste". In particolare, il rappresentante della pubblica accusa aveva chiesto alla corte d'Assise di infliggere 18 anni di carcere a Di Bernardo e D'Alessandro, e 8 anni a Mandolini.
La decisione della Procura è stata accolta con favore dalla sorella di Stefano Cucchi, Ilaria, che su Facebook ha commentato con un post: "Non posso non essere d'accordo".
Foto © Imagoeconomica

Caso Cucchi, i pm impugnano la sentenza: ''No attenuanti ai carabinieri''
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