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di AMDuemila - Video e Foto
Si è tenuto a Rosarno, presso Istituto Piria, la 5ª edizione del premio Nazionale Valarioti-Impastato in occasione del Festival della Cultura e della Legalità, che si è concluso oggi con la consegna dei premi. Tra i premiati e ospiti personaggi di spessore impegnati al contrasto della criminalità organizzata. Uno dei primi ad essere premiati è stato il magistrato napoletano, Roberto Tartaglia, oggi consulente della Commissione Antimafia, che ha iniziato la sua carriera alla procura di Palermo, lavorando a importanti indagini di mafia. “Si è occupato del processo sulla Trattativa Stato-Mafia concluso con pesanti condanne. - si legge nella motivazione del premio assegnato - Esempio indiscusso per le presenti e nuove generazioni. Ha anteposto i suoi principi ad alti valori, ricevendo anche minacce di morte da parte di poteri occulti”.



Il magistrato che si è occupato del processo sulla trattativa Stato-Mafia, quando ha ricevuto il premio dalla deputata Piera Aiello e Giovanni Paparcuri, ha prima di tutto ricordato l’agente ucciso insieme a sua moglie, il 5 agosto 1989, Nino Agostino. “Come pubblico ministro a Palermo delle indagini più amare, ma al momento stesso più belle riguardano la vicenda di Nino Agostino. A cui oggi ci tengo a ricordarlo”. E proprio all’agente Agostino è stato anche assegnato il premio Valarioti-Impastato, ritirato da suo padre Vincenzo Agostino, che ha donato il compito scritto da suo figlio quando era studente. “Questo compito mio figlio l’ha fatto quando andava al liceo. Immaginate un ragazzo del ’79 che valori aveva e sapeva benissimo che cosa c’era. Lui anche da piccolo non si è voluto mai girare dall’altra parte”. Poi ha ricordato anche sua moglie Augusta Schiera, scomparsa proprio l’anno scorso: “Mi manca tanto”.


Tra gli altri il premio Valarioti-Impastato è stato assegnato anche al presidente dell’associazione testimone di giustizia, Ignazio Cutrò. “Si è battuto affinché venisse introdotto nell’ordinamento giuridico il riconoscimento della figura del testimone di giustizia. - è scritto nella motivazione del premio - Il suo grande coraggio lo porta a diventare un cittadino esemplare, che sente fortemente il senso civico di testimoniare il proprio servizio allo Stato. Anni di imbarazzanti solitudine, di sofferenza, e ristrettezze economiche non hanno mai scalfito l’onesta e la rettitudine morale di un uomo che l’Italia deve profonda e sincera riconoscenza”. Tra la commozione, Cutrò ha voluto ricordare: “Oggi qui la scuola ha vinto e la mafia ha perso!”. E poi ha continuato: “Io sono fortemente convinto che non siamo noi ad andare via dalle nostre terra, ma i mafiosi. - ha detto - Io quando arrivo a casa ho il coraggio di guardare i miei figli negli occhi, si deve vergognare quella parte di istituzione che mi ha condannato a morte. Io oggi sono un morto che cammina”.
A ricevere il premio anche l’agente sopravvissuto alla strage di via D’Amelio, Antonio Vullo, la testimone di giustizia Lea Garofalo, ritirato da sua sorella Marisa e il testimone di giustizia Gianfranco Franciosi.

In foto di copertina da sinistra a destra: Piera Aiello, Giovanni Impastato, Ignazio Cutrò e Roberto Tartaglia

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