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di AMDuemila
Nella requisitoria ricostruita la posizione del docente Provenzano

"Che Carmelo Provenzano sia al centro di tutto emerge da quella che io ho chiamato amministrazione giudiziaria a conduzione familiare. In un contesto di cinque procedure ricorrevano sempre gli stessi nominativi. Tantissime le persone che venivano assunte nelle amministrazioni giudiziarie tra la cerchia dei familiari e delle amicizie di Provenzano".
E' con queste parole che, davanti al Tribunale di Caltanissetta, il Pm nisseno Maurizio Bonaccorso ha proseguito la propria requisitoria nell'ambito del processo nei confronti dell'ex presidente della sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, Silvana Saguto e di altri 14 imputati, accusati di avere creato un 'cerchio magico' che esercitava una gestione illegale dei beni confiscati alla mafia.
In particolare il magistrato si è concentrato sulla figura del giovane docente dell'Università Kore di Enna e sull'amministratore giudiziario Roberto Nicola Santangelo che ricevette cinque incarichi importanti solo perché proposto da Provenzano. Di fatto poi questi incarichi erano gestiti insieme.
Secondo l'accusa i due imputati avrebbero scambiato le amministrazioni giudiziarie come "una sorta di ufficio di collocamento personale per mogli, nipoti, cognati e amici". E la Saguto avrebbe avuto come punti di riferimento Gaetano Cappellano Seminara, il "re" delle amministrazioni giudiziari e il professore Carmelo Provenzano che, secondo l'accusa, avrebbe avviato "una vera e propria parentopoli nella gestione dei beni sequestrati".
"La moglie, psicologa, Maria Ingrao - ha continuato il pm Bonaccorso - era stata incaricata di gestire un'azienda di surgelati sequestrata alla mafia. La cognata, Calogera Manta, professoressa di Lettere, si occupava di alcuni immobili dei boss. Hanno intascato dei compensi con un incarico per il quale non avevano neanche il titolo e non facendo comunque nemmeno un giorno di lavoro. Così come il cugino della moglie Giuseppe Ingrao, e la moglie Maria Lia Mantione, assunti nel gruppo surgelati Vetrano. O i nipoti acquisiti Carmelo e Antonio Canalella, anche loro dipendenti della ditta Vetrano".

Foto © Imagoeconomica

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