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di Karim El Sadi - Foto
“Nella regione registrate e certificate infiltrazioni mafiose, non si può far finta di nulla”

“Non siamo terra di mafia ma la mafia c’è. Ci sono infiltrazioni registrate e certificate quindi non si può nascondere il problema”. Ha esordito così ieri sera nella Sala dei Ritratti del Palazzo dei Priori di Fermo, la filosofa Sara Malaspina, durante la presentazione del suo libro “La criminalità organizzata nelle Marche”. All’evento, moderato dalla giornalista Sandra Amurri, ha partecipato, insieme a una buona parte della cittadinanza, il sindaco di Fermo Paolo Calcinaro e il vice questore Ignazio Messina. L’incontro è stato incentrato sull’analisi della presenza della criminalità organizzata nel territorio marchigiano con lo studio delle sue identità e dei suoi interessi intrecciando, tramite un percorso storico e prospettico, la storia della Regione con quella del Paese. “Su tutto il la criminalita organizzata marcheterritorio regionale - ha spiegato la filosofa - sono da tempo registrate presenze di soggetti riconducibili a organizzazioni mafiose. Sono soggetti in proiezione, ovvero persone appartenenti a un’organizzazione criminale come la ‘ndrangheta o la camorra ma che operano al di fuori delle zone di origine, in zone di snodo. Le Marche, come tutte le regioni adriatiche, sono regioni di transito per compiere affari illeciti”. Sempre su questa linea la Malaspina ha aggiunto che nelle Marche, così come nelle altre aree del centro Italia, “va valutato attentamente il rapporto pubblica amministrazione, banche e criminalità organizzata”. Per questo motivo si assiste alla presenza di quella che l’autrice descrive come “Mafia trasparente”, “un sistema delinquenziale perpendicolare al potere ufficiale, quindi organismi criminali che non dovremmo chiamare mafia ma che si comportano come tali in quanto perseguono gli stessi obiettivi”. Particolare attenzione è stata riposta sulla provincia di Fermo. “Se consideriamo la realtà di Fermo e dintorni secondo l’ultima relazione della Dia si dà in maggioranza la ‘ndrangheta con la cosca dei Farao-Marincola. Si tratta di soggetti di primissimo piano nelle loro zone d’origine”. Sempre la ‘ndrangheta appare in cima alla lista della percezione mafiosa nella città e nella regione seguita dalla camorra. Ma nelle Marche non si trovano solo organizzazioni criminali extra regionali, infatti, come ha fatto notare Sara Malspina “è stata accertata di recente, nel gennaio 2018, con la sentenza di primo grado, la malavita locale, la cosiddetta mafia movida del clan Schiavi, che è la cosiddetta mafia autoctona, ovvero formazioni criminali marchigiane a cui sono state riconosciute l’associazione mafiosa perché ha sviluppato intimidazione”.

malaspina kant

Mafie straniere nelle Marche
Durante il corso dell’evento è stato toccato il sensibile tema delle mafie straniere, in particolare quelle proiettate nel territorio marchigiano. “Nelle Marche, non essendo una regione dove è presente l’egemonia di un’unica organizzazione criminale, abbiamo anche gruppi criminali stranieri, le cosiddette mafie etniche, che sono altro rispetto a quelle italiane ma possono essere riportate al modello di stampo mafioso per la metodologia che adottano in quanto è inevitabile che nel mercato globale anche la criminalità organizzata assuma una dimensione sempre più transnazionale e delocalizzata. Nella regione Marche quindi abbiamo un attivismo criminale polivalente. Le varie mafie coesistono tra di loro qui nelle Marche. Ognuna ha il proprio ambito di competenza. In proiezione abbiamo criminalità albanese, nigeriana e cinese. Queste sono organizzazioni criminali che si muovono già all’interno dell’Unione Europea”. Sempre su questo tema nel suo libro Sara Malaspina ha preso in esame in maniera approfondita specialmente la mafia nigeriana in quanto “se ne parla tanto senza cognizione di causa”. “Anzitutto - ha precisato - vanno sfatati alcuni luoghi comuni. La relazione della Dia dello scorso semestre parla di soggetti stanziati nella regione. In Italia si sa ben poco c'è un falso mito ovvero che la mafie straniere possano spodestare quelle italiane. Questa è un’affermazione senza senso per un motivo, perché le organizzazioni criminali straniere non avranno mai rapporti con la politica neanche ai livelli più bassi. Per questo non accadrà mai. - ha affermato l’autrice - Questo comunque non significa che bisogna sottovalutarne la pericolosità come entità criminale. La popolazione è spaventata perché i gruppi criminali stranieri hanno preso il posto delle mafie italiane nei reati visibili, quelli che creano allarme sociale come lo spaccio e la prostituzione”.

pubblico front

Il problema della droga
Tra i vari temi toccati durante la serata si è parlato del narcotraffico, “un grossissimo problema che ha la regione Marche”. “Nel nostro caso siamo interessati al narcotraffico dalla rotta balcanica e da quella del Mediterraneo. Quella balcanica attraverso i narcotrafficanti italo-albanesi in collegamento con le coste pugliesi, quindi le due sponde dell’Adriatico Italia e Albania. Dovremmo affrontare questo fenomeno in maniera seria e rigorosa”. Di questo però purtroppo, ha aggiunto l'autrice, “non se ne parla per un motivo psicologico e politico ovvero per convenienza e un’interesse più o meno complice”.

“Massomafia”
Altro punto sensibile preso in esame dall’autrice del libro è il rapporto mafia-massoneria nella regione.
“Nelle marche mafia e massoneria seguono una ragione geo-economica. I soggetti che sono presenti nel nostro territorio offrono servizi legali col metodo mafioso, ovvero delle agenzie di servizi illegali per le imprese. Il riciclaggio è ciò che rappresenta il ponte tra l’economia legale e illegale. Nel nostro territorio - ha sottolineato la Malaspina - i reati primari che permettono il riciclaggio sono la corruzione, l’usura e l’estorsione per quella crisi di liquidità delle imprese di restrizione del credito bancario. Questo però denota un fattore ancora più grave, la caduta verticale della riprovazione sociale verso il fenomeno mafioso, fare affari quando si ha la consapevolezza di chi si ha davanti. Nelle Marche attenzione il settore terziario, dell'edilizia e dei rifiuti.
La saldatura tra la criminalità organizzata e quella degli affari è la corruzione soprattutto sul sistema appalti. Ecco perché la nostra attenzione deve essere posta nella ricostruzione post sisma. Nella ricostruzione è emerso un sistema ben preciso ovvero quello dei consorzi di imprese per aggirare le normative sugli appalti e far fuori la concorrenza onesta”.

malaspina amurri

Beni confiscati e collaboratori di giustizia
Ulteriori aspetti che denotano la presenza della mafia nelle Marche sono il cospicuo numero di beni confiscati dalle autorità ai boss o ai soggetti a loro legati. “Nelle Marche abbiamo 61 beni confiscati concentrati soprattutto nel Nord delle Marche, questo è segno di una maggiore penetrazione”. Inoltre, come ha riportato la scrittrice, “la Dia nel 2018 ha fatto 89 accessi ai cantieri nelle Marche, ciò significa controllare 632 imprese, 2750 persone e 1578 mezzi”. Cifre considerevoli per una terra, come ha ribadito la Malaspina, “non di mafia”.
A fine intervento si è parlato del delicato tema dei collaboratori di giustizia, in particolare in riferimento all’omicidio Marcello Bruzzese, fratello del collaboratore di giustizia Girolamo, avvenuto nel centro della città di Pesaro la notte della vigilia di Natale. “Su Pesaro c’è stata una situazione specifica, ovvero non si è tutelato il collaboratore di giustizia. Ci vuole professionalità ed è una professionalità da acquisire. L’omicidio di Pesaro ci dice che il sistema non ha funzionato”. “E’ un meccanismo - ha aggiunto poi la giornalista Amurri - che a livello politico non funziona, ed è molto grave. C’erano delle falle enormi. La scrittrice ha terminato l’appuntamento rivolgendo un appello ai presenti sulla presa di coscienza sul fenomeno mafioso che la regione Marche non può in alcun modo ignorare.
“Il cambiamento dipende da noi e da una serie di misure già previste nel nostro ordinamento, occorre la professionalità. Serve un Paese a difesa della legalità e della giustizia sociale. Occorre una volta per tutte stabilire, con i fatti - ha concluso - chi è a favore e chi contro la mafia”.

Foto © ACFB

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