Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

di Davide de Bari
Quest’anno sequestrati già 1.100 chili, anche se qualche giorno fa nel porto di Gioia Tauro è stata sequestrata oltre una tonnellata di droga

E’ il porto di Livorno il nuovo attracco della cocaina proveniente prevalentemente dal Sud America. La Guarda di Finanza, lo scorso anno, insieme alla polizia marittima di frontiera, coordinati dalla procura di Livorno e dalle Agenzie delle Dogane, hanno posto sotto sequestro 327 chili di droga arrivati in porto incrementando così il dato dell'anno scorso del 134%. Oltre a questo, già nei primi dieci mesi di quest’anno i chili sequestrati ammontano a 1.100, circa quattro volte tanto dell’anno scorso. A riportare i dati è stato oggi il quotidiano “Il Fatto Quotidiano”. “Il porto di Livorno ormai è diventato uno snodo importante del traffico internazionale di droga messo in piedi dalle organizzazioni mafiose - ha raccontato al Fatto il procuratore capo di Livorno, Ettore Squillace Greco - queste, visti i controlli incisivi in porti come Gioia Tauro, hanno creato rotte alternative che prevedono punti di sbarco come Livorno e Genova, ma anche nel Nord Europa e in Spagna. In passato il nostro hub era sottovalutato, i sequestri di droga degli ultimi anni hanno fatto emergere questa realtà”.
Secondo i dati l’incremento del traffico di cocaina non riguarda solo il porto di Livorno ma tutto il vecchio continente. Infatti, secondo le stime di Europol, nelle dogane di tutti i porti d’Europa potrebbero essere intercettati carichi per quasi 200 tonnellate, il 30% in più rispetto alle 150 del 2018 e alle 140 dell’anno precedente ancora. In particolare per i porti italiani la crescita del traffico (e quindi dei sequestri) è ancora più ampia: dal primo gennaio al 31 ottobre, hanno rilevato i dati del consorzio giornalistico Eic (European Investigative Collaborations), negli scali italiani sono state intercettate più di cinque tonnellate di droga; +168% rispetto allo scorso anno. Secondo le indagini degli investigatori di Reggio Calabria, Genova e Livorno dietro i traffici si nasconde la ‘Ndrangheta che ormai è così ramificata che riesce a dar lavoro nei porti per le operazioni di scarico, suddivisione e invio nei principali scali italiani ed europei.

La cocaina sequestrata è solo una piccola parte
La droga che viene sequestrata nelle varie operazioni delle forze dell’ordine, però, non è tutta quella trafficata in quanto gli investigatori non riescono ad intercettarla e quindi riesce a sbarcare o ripartire per altri siti come Spagna e Marocco. E secondo gli addetti ai lavori la droga che riesce a non essere sequestrata sarebbe maggiore di quella che viene posta sotto sequestro. Dunque secondo le indagini sarebbe proprio Livorno, terzo porto italiano dopo Trieste e Genova, il nuovo approdo di riferimento delle organizzazioni mafiose.

Tecniche sempre più raffinate
Con il passar del tempo, le mafie si sono anche specializzate nel nascondere bene il narcotico. In un’operazione la Guardia di Finanza, nel 2018, ha trovato delle palline di cocaina tra un vano accanto alla ventola di areazione e un carico di banane, mentre due mesi dopo i narcos colombiani avevano indirizzato la coca a Luigi Ciarelli, capo del clan di etnia rom di Latina Ciarelli-Di Silvio e molto legato a Vittorio Casamonica, nelle intercapedini di un grosso container che ufficialmente avrebbero dovuto portare una partita di trota salmonata. Come anche i 650 chili di cocaina che sono stati divisi in ben 582 panetti nascosti in sacchi del caffè dall’Honduras e diretti a Barcellona, fino all’operazione del 6 novembre scorso che ha portato gli investigatori a scoprire 300 chili di polvere bianca sotto 36 bancali di legno.
La tecnica più utilizzata da mafiosi e narcos è il cosiddetto “doppio fondo” che permette di nascondere il carico di cocaina nelle intercapedini metalliche dei container delle navi. Dunque quando la nave arriva sembra che tutto sia in regola, ma poi i panetti della droga sono stati ritrovati nelle pareti dell’imbarcazione. Se le mafie si sono specializzate nel nascondere la droga, anche i controlli sono aumentati. Questi non si avvalgono più solo dei cani antidroga, ma si è anche sviluppato la “scannerizzazione” che permette di trovare la droga anche se nascosta in intercapedini.
Secondo i dati, dunque, Livorno sarebbe diventata la nuova meta di scarico della droga dei narcotrafficanti. Primato che prima era detenuto dal porto calabrese di Gioia Tauro, che, secondo l’ultima relazione della Dia (Direzione Investigativa Antimafia), avrebbe passato il passo a nuovi porti come Livorno, Genova e città del Nord Europa. Ma c’è comunque da rilevare, come emerso dall’ultimo sequestro di pochi giorni fa di quasi 1200 chili di cocaina, che il grande fiume di cocaina non smette di scorrere nel grande porto che da sempre è stato l’approdo principale del narcotraffico mondiale.

Foto © Imagoeconomica

ARTICOLI CORREALTI

650 kg di Coca sequestrati in porto Livorno

Sequestrata oltre una tonnellata di cocaina nel porto di Gioia Tauro

Allarme Dia: ''La 'Ndrangheta mira a conquistare i porti del Nord Europa''

Dia: la 'Ndrangheta ha il primato del traffico degli stupefacenti

Dia: ''La 'Ndrangheta è la padrona globale del narcotraffico''

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos