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di AMDuemila
Ventuno anni. E’ questa la condanna complessiva attribuita dal gup Fabrizio Molinari ai boss Antonino Sciortino (10 anni), Salvatore Lupo (6 anni) e Sergio Damiani (5 anni). I tre vennero arrestati l’anno scorso nell'operazione Nuovo Papa, che fu la prosecuzione degli approfondimenti investigativi sfociati nelle precedenti operazioni “Grande mandamento” e “4.0” e “Montereale”. Le indagini dei carabinieri di Monreale portarono alla luce le richieste di pizzo a due imprenditori edili locali "costretti a versare cospicue somme di denaro per ogni nuovo appartamento da loro realizzato, nonché ad affidare a ditte 'gradite' ai boss i lavori per la realizzazione degli impianti elettrici e idraulici negli immobili in costruzione". Di particolare rilievo era il ruolo di Sergio Damiani, panettiere, nipote dello storico boss monrealese Settimo Damiani prima dell’avvento del boss Balsano. Secondo quanto riportato dal gip, era riuscito a prendersi la posizione di capo della famiglia riprendendo le redini dalle mani di Salvatore Lupo che avrebbe ricoperto il ruolo di capofamiglia solo per un breve lasso di tempo, in attesa della scarcerazione di Damiani.
I tre condannati avrebbero chiesto il pizzo a due imprese edili che stavano realizzando appartamenti a Monreale. Le ditte dovevano versare 3 mila euro per ognuno dei 18 appartamenti in costruzione e far realizzare gli impianti idraulici a una azienda vicina alla mafia.
Solo nel 2017, convocati dai carabinieri, le vittime hanno confermato le tentate estorsione. A gestire il racket era Sergio Damiani mentre Salvatore Lupo avrebbe avvicinato gli imprenditori. Girolamo Spina e Antonino Alamia, due soggetti ritenuti di spicco del sodalizio e condannati già in un altro processo (il primo è considerato dagli inquirente il cassiere del mandamento anche se di mestiere fa il barbiere), sono stati assolti.

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