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di AMDuemila
Intervista de “Il Fatto Quotidiano” al presidente della Commissione antimafia

“Noi stiamo lavorando al testo di un disegno di legge. Ci sono varie opzioni che sto approfondendo coi miei consiglieri”. Sono queste le parole del presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra in un’intervista al quotidiano “Il Fatto Quotidiano”, ha annunciato che, dopo la sentenza della Cedu e della Corte Costituzionale che si sono espressi in merito alla concessione di benefici per i mafiosi, sono a lavoro per una nuova legge. “Dobbiamo avere grande equilibrio e grande raffinatezza giuridica, dobbiamo tener conto delle indicazioni della Corte costituzionale, anche se raggiunte a stretta maggioranza, otto a sette. - ha spiegato - Dobbiamo rispettare le indicazioni della Consulta, senza creare una situazione di conflitto con la Corte. Dobbiamo saper coniugare le esigenze, ravvisate dai giudici costituzionali, di tutela di una rieducazione che deve essere garantita, come vuole la nostra Costituzione, a tutti i detenuti, con le esigenze di tutela della società per cui un mafioso continua a esserlo a vita, a meno che non si allontani dall’organizzazione criminale o non ne sia allontanato, perché passato dall’altra parte”. Il quotidiano “Il Fatto Quotidiano” ha presentato qualche giorno fa una petizione che va a chiedere sia al parlamento che al governo di intervenire sulla nuova situazione giuridica, creatasi dopo la sentenza della Consulta.
Secondo Morra la sentenza della Cedu e della Corte Costituzionale è un “dramma” in quanto “non si riconosce la pre-esistenza alla nascita dello Stato unitario italiano di alcune consorterie che hanno nel loro statuto un’identità in netto contrasto con lo Stato, monarchico prima e repubblicano poi. La legislazione antimafia è datata 1982. Prima non esistevano le organizzazioni mafiose? Esistevano eccome. Rocco Chinnici sottolineava che Cosa Nostra rappresentasse un formidabile strumento di conservazione di equilibri sociali. Gratteri e Ciconte hanno dimostrato come le strutture di ’ndrangheta fossero funzionali a chi gestiva il potere. Roberto Scarpinato ricorda che nella nostra storia repubblicana c’è un filo sotterraneo che si chiama stragismo, in cui le organizzazioni mafiose hanno svolto un ruolo da protagoniste, fin da Portella della Ginesta. - ha concluso - Dunque, dobbiamo renderci conto che, come ci ripete Nando dalla Chiesa, siamo in guerra, una guerra non dichiarata con organizzazioni in netto contrasto con la Costituzione. La nostra legislazione antimafia serviva a riconoscere questo stato di perenne conflitto e a rendere le organizzazioni criminali più deboli, attraverso un trattamento penitenziario che, dopo la cattura dei mafiosi, spezzi i loro legami con l’organizzazione”.

Foto © Imagoeconomica

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