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di Davide de Bari
Andato in onda ieri sera il primo episodio in prima tv del reportage del giornalista napoletano

“C’è un clan che ha puntato tutto sulla violenza e ha costruito un impero con l’usura e il traffico di droga. Un clan che sguazza nell’oro, che parla una lingua in codice difficile da capire, che si regge sui vincoli familiari. Sono i Casamonica”. E' iniziato così il racconto del giornalista napoletano Nello Trocchia che nel documentario “Casamonica - Le mani su Roma”, andato in onda ieri sera in prima tv su Nove e che vedrà trasmssa la seconda puntata lunedì 4 novembre, ha narrato la storia criminale e il potere di un clan che da tantissimi anni condiziona la vita della Capitale. Trocchia ha anche scritto un libro sul clan che porta sempre il loro nome: “Casamonica” edito da Utet.
Nel reportage, realizzato anche dalla giornalista Carmen Vogani, si racconta l’ascesa del clan di etnia sinti grazie alle numerose testimonianze sia di investigatori che imprenditori vittime di usura ed estorsione, attività primaria dell’organizzazione.
L'inchiesta si è aperta con l'incontro tra il giornalista ed uno degli esponenti di vertice della famiglia: Guerino Casamonica detto “Pelè”. Un momento drammatico in cui questi ha anche cercato di picchiare Trocchia. “Non ti azzardare più a venire qua, sei un infame… hai detto un sacco di cazzate” ha detto il boss mentre rientrava nella sua casa nel quartiere Romanina, considerato il quater generale del clan. Ed è proprio nello stesso quartiere, dove il clan esercitava il proprio potere senza che nessuno lo contrastasse, che ci fu l’aggressione al Roxy Bar a Roxana Marian, proprietaria del bar, e suo marito Marian. Trocchia ha intervistato le due vittime che, successivamente all’aggressione, per prime denunciarono il clan. Gli autori del folle gesto, Antonio Casamonica, Alfredo Di Silvio e anche i sodali che cercarono di far ritirare la denuncia, sono stati tutti condannati con l’aggravante mafiosa. Il documentario ha riportato anche quell’episodio che ha fatto conoscere al mondo il nome dei Casamonica: il funerale del boss Vittorio Casamonica, celebrato tra le note del film “Il padrino” e i petali di rose lanciati dall’elicottero.Vittorio Casamonica era un pezzo da novanta a livello delle forze dell’ordine, Vaticano… lui era il Re” ha raccontato agli investigatori l’unico tra le file del clan a collaborare con la giustizia, Massimiliano Fazzari, legato alla ‘Ndrangheta ma che ha vissuto per lungo tempo con l'organizzazione di origine sinti. Quando era in carcere, a Rebbibia, sarebbe stato addirittura avvicinato dal boss Giuseppe Casamonica. Grazie anche al racconto di un agente penitenziario si è potuto constatare come i Casamonica anche dentro il carcere riescono a detenere il loro potere criminale.

trocchia nello casamonica doc

Secondo il giornalista Trocchia quello che ha permesso all’organizzazione di fare il salto di qualità sono stati i rapporti con i boss della Banda della Magliana, come ha spiegato l’attuale procuratore generale di Catanzaro Otello Lupacchini, che in passato si è occupato della Banda della Magliana. La svolta per l'organizzazione sarebbe arrivata grazie al “cassiere” della banda, Enrico Nicoletti. Dunque l’organizzazione non sarebbe stata più solo il “braccio armato” degli aguzzini dei clan. Un fatto che ne darebbe prova è il coinvolgimento dei Casamonica nel rapimento del democristiano Ciro Cirillo da parte delle Brigate Rosse.
Secondo lo storico legale di Vittorio Casamonica, Mario Gilardi, intervistato da Trocchia, la famiglia Casamonica “sono si dei delinquenti”, ma non “dei mafiosi”.
Tra le numerose vittime intervistate c’è anche il noto conduttore radiofonico Marco Baldini che ha parlato dei soldi chiesti in prestito a uno degli appartenenti al clan e poi ha detto anche che: “Non ho ancora estinto il mio debito con Simone Casamonica”. Tra le testimonianze raccolte nel reportage anche quella della Sindaca di Roma Virginia Raggi che ha raccontato di essersi scontrata in gioventù, insieme all'ora findanzato e oggi marito, con la realtà del clan.
Un altro capitolo affrontato all’interno del documentario è quello inerente al clan Spada di Ostia, partendo dal l’aggressione con una testata da parte di Roberto Spada nei confronti del giornalista di Nemo Daniele Piervincenzi, fino ad arrivare all’esito del processo che ha svelato l’esistenza della “mafia a Ostia”. La Corte d’Assise ha condannato all’ergastolo gli elementi di vertice del clan, ovvero Roberto, Carmine e Ottavio Spada, riconoscendo anche l’associazione mafiosa. Un risultato reso possibile anche grazie alla collaborazione di Tamara Ianni, ex donna del clan rivale agli Spada.

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