di AMDuemila
Paolo Bolognesi: “Non esiste 86esima vittima. Probabile che il giorno del riconoscimento dei corpi ci siano finiti i resti di altre vittime”
L’alone di mistero che avvolge la strage della stazione di Bologna si infittisce ancora di più. Le analisi effettuate sulla salma della 24enne sarda Maria Fresu (in foto), l'unica vittima ufficialmente "disintegrata" dagli effetti della bomba, rivelano che il Dna contenuto nella piccola bara non è il suo. Lo ha stabilito la perizia ordinata dalla Corte d'Assise di Bologna nell'ambito del processo contro Gilberto Cavallini, accusato di aver concorso alla strage del 2 agosto 1980. L’esame è stato eseguito comparando il Dna della giovane (estrapolato da un lembo facciale e un osso della mano) con quello del fratello Bellino e la sorella Isabella. Già a inizio settembre scorso era emersa una novità dai risultati degli esami effettuati sulla salma della vittima: quelli rinvenuti al suo interno infatti erano resti di due persone, entrambe di sesso femminile. Oggi dunque con queste nuove risultanze c’è chi alimenta l’ipotesi di un’86esima vittima che potrebbe essere uno o una degli attentatori. Una possibilità che ricondurrebbe alla pista palestinese quale matrice dell’eccidio come sempre sostenuto dalla difesa del processo contro l’ex terrorista nero Cavallini. Sul punto però il presidente dell'associazione dei familiari delle vittime del 2 Agosto Paolo Bolognesi non è affatto d’accordo. Per Bolognesi “parlare di 86esima vittima è azzardato. Non esiste vittima ulteriore rispetto a quelle note. Il giorno della strage io c'ero - ha ricordato - e sono stato in obitorio per il riconoscimento dei miei familiari, c'era una confusione incredibile, niente di più facile che in quella bara ci siano finiti i resti di altre vittime". Ad ogni modo, ha sottolineato il presidente dell'associazione dei familiari delle vittime del 2 Agosto, "se anche quel Dna non è della Fresu non cambia nulla ai fini processuali". Ora per sapere a chi appartengono i resti bisognerebbe tornare a disseppellire le bare di tutte le vittime e fare Dna ad ognuno di esse. Un'operazione utopica impossibile da condurre. E il mistero permane.
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