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di AMDuemila
Sventata guerra di mafia con “500 leoni” pronti a scatenarla al primo cenno dei boss

Questa mattina Polizia di Stato e Guardia di Finanza sono state impegnate in una maxi operazione antimafia eseguita in gran parte del territorio nazionale, dalla Sicilia alla Lombardia, con una settantina di arresti e sequestri per 35 milioni di euro. Gli agenti, grazie al blitz, sarebbero riusciti a sventare una nuova guerra di mafia con 500 “leoni”, da qui il nome dell’operazione “Leonessa”, pronti a scatenarla al primo cenno dei loro superiori. Un fatto allarmante emerso grazie alle centinaia di ore di intercettazioni ascoltate dagli inquirenti dove i sodali si facevano chiamare in quel modo.
I membri dell’organizzazione, appartenenti alla Stidda di Gela, negli anni ’90 storica rivale di Cosa nostra, avevano il loro quartiere generale nel nord Italia, a Brescia, dove hanno pesantemente inquinato diversi settori economici attraverso la commercializzazione di crediti d'imposta fittizi per decine di milioni di euro. In particolare risulterebbe che la Stidda, pur mantenendo i caratteri mafiosi, nell'agire quotidiano si è dimostrata abile nell’essersi trasformata ed evoluta nel corso del tempo, sostituendo ai reati tradizionali nuovi business, utilizzando quale anello di congiunzione tra i mafiosi e gli imprenditori i colletti bianchi, i quali individuavano tra i loro clienti (disseminati principalmente tra Piemonte, Lombardia, Toscana, ma anche nel Lazio, Calabria, Sicilia) quelli disponibili al risparmio facile. Per quanto riguarda l’altra tranche del blitz posto in essere nel gelese, dal nome "Stella cadente", gli agenti sono riusciti a mettere le manette ai polsi a 33 soggetti tra capi, gregari e sodali della Stidda, in particolare della cosca dei Di Giacomo, che hanno gestito un fiorente traffico di sostanze stupefacenti, infiltrando l’economia legale attraverso imprese di comodo, facendo estorsioni a tappeto, specie con il metodo dell’imposizione dei prodotti delle loro aziende. I poliziotti hanno anche ripreso diverse spedizioni punitive alle quali gli affiliati si presentavano armati, danneggiamenti e incendi ai danni di chi si opponeva al potere del clan.

Operazione "Stella cadente"
Per quanto riguarda il filone d’inchiesta di Gela sono 33 le ordinanze cautelari disposte dalla Polizia, di cui 26 in carcere e 7 agli arresti domiciliari a carico di persone indagate a vario titolo per associazione di tipo mafioso, estorsione, associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di stupefacenti e detenzione illegale di armi. "Un'associazione armata di spiccata pericolosità sociale" l’hanno definita gli investigatori, i quali sono alla ricerca di due persone che risultano non rintracciabili. Le indagini sono scattate nel 2014, proprio dopo la scarcerazione dei fratelli Di Giacomo dopo un lungo periodo di detenzione, in cui "sono stati mantenuti in carcere dallo zio Rocco Di Giacomo", hanno spiegato gli inquirenti. Una volta in libertà i due fratelli si erano rimessi all’opera mettendo in piedi la doppia anima del clan: quella militare e quella imprenditoriale. Il gip di Caltanissetta, infatti, ha disposto il sequestro preventivo di alcune aziende, il cui valore è ancora in fase di accertamento.
Un controllo del territorio esclusivo che aveva permesso loro di "penetrare stabilmente nel tessuto economico legale" grazie a imprese mafiose, intestate a prestanome, attive nel settore della distribuzione dei prodotti per la ristorazione e di prodotti alimentari, in quello delle serate in discoteca e nel settore immobiliare. I commercianti gelesi erano così costretti ad acquistare beni, talvolta a prezzi gonfiati e in altre occasioni in quantità maggiori rispetto al loro volere, solo perchè erano commercializzati dal capomafia. Altro settore economico d'interesse dei sodali era quello della costruzione, ristrutturazione e compravendita immobiliare. Un comparto in cui la Stidda si era inserita attraverso società di comodo, intestate a Alessandro Emanuele Pennata e costituite per ripulire il denaro sporco provento delle attività illecite. "L'operazione ha per oggetto il rientro a Gela di alcuni soggetti apicali della Stidda. Fortissima la loro capacita' di penetrazione nel tessuto sociale ma anche economico. Un'associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsioni e tentate estorsioni. Ma anche una serie di intestazioni fittizie dei beni e attività di riciclaggio”, ha detto il procuratore di Caltanissetta Amedeo Bertone, nel corso della conferenza stampa sull'operazione antimafia Stella Cadente. "Agli stiddari - ha sottolineato il procuratore - si rivolgevano anche degli imprenditori per risolvere i loro problemi. La Stidda operava come uno Stato nello Stato". Il procuratore di Brescia Carlo Nocerino invece in riferimento all’altro filone di indagine ha affermato. “Tra l'inchiesta della Procura di Brescia e quella della Procura di Caltanissetta sono emerse due organizzazioni criminali di stampo mafioso separate". “Una separazione emersa dalle nostre indagini. - ha aggiunto - L'organizzazione bresciana ha fortemente respinto ad un tentativo di abbordaggio della Stidda gelese. Un tentativo di bloccare la cellula bresciana che ha pero' resistito manifestando l'intenzione di mantenere la propria l'autonomia".

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