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di AMDuemila
Il padre Vito, re dell'eolico: ''Lo conobbi in casa di Arata"
Ieri l'incidente probatorio davanti al Gip di Roma

Si è tenuto ieri l'incidente probatorio davanti al gip di Roma, Emanuela Attura, su richiesta della Procura di Roma, per il procedimento che vede indagato l'ex sottosegretario Armando Siri per aver ricevuto la promessa di una mazzetta da 30 mila euro, il prezzo di un emendamento che avrebbe dovuto aprire molti finanziamenti alla coppia Arata-Nicastri.
Ad essere sentiti dal giudice sono stati il "re del vento", Vito Nicastri, ed il figlio Manlio che da qualche settimana hanno iniziato a parlare con i magistrati.
Le loro testimonianze, di fatto, non aggiungono nulla di penalmente rilevante all'inchiesta per corruzione sull'ex sottosegretario leghista ma comunque rischiano di creare nuovi pesanti imbarazzi al suo partito.
Infatti è stata di fatto confermata l'intercettazione ambientale dello scorso settembre in cui Arata, alla presenza del figlio Francesco e di Manlio Nicastri, si era detto pronto a promettere denaro all'allora sottosegretario. Né Vito Nicastri né il figlio Manlio, però, hanno in alcun modo confermato che Siri sapesse qualcosa della faccenda. "Ho sentito dire di questa promessa di 30 mila euro - ha dichiarato Manlio davanti alla giudice - ma se fosse solo un'intenzione di Arata, o Siri ne fosse a conoscenza, non saprei dire".
Di fatto, dunque, non vi sarebbe la prova che Siri sapesse di quel denaro, ma dall'incidente probatorio è emerso anche un altro fatto. Vito Nicastri ha affermato di aver incontrato Siri a casa di Arata confermando quanto era stato detto in un'intercettazione telefonica, registrata dalla Dia di Trapani il 10 settembre 2018, in cui Arata dice a Manlio, figlio di Nicastri: “Armando (Siri, ndr) questo, l’ha conosciuto anche tuo papà è venuto a pranzo anche a casa mia”. “Sì, sì, lo so”, rispondeva il giovane.
Ieri Vito Nicastri ha spiegato che non sapeva chi fosse Siri, anche perché all’epoca dell’incontro non era in politica, tantomeno sottosegretario, e gli fu presentato come “un amico”. La circostanza, seppure smentita con delle dichiarazioni spontanee dall'ex parlamentare di Forza Italia ("Quanto detto da Nicastri non corrisponde a verità. Posso portare mia moglie a testimoniare che la circostanza non è assolutamente vera”) e priva di alcun rilievo penale, può diventare un ulteriore problema per Siri che ha sempre negato di aver conosciuto il "re dell'eolico" siciliano, che gli inquirenti ritengono non solo come uomo vicino alla mafia ma anche come uno dei finanziatori della latitanza di Matteo Messina Denaro.
Gli inquirenti si dicono soddisfatti del fatto che i Nicastri abbiano confermato l'intercettazione attorno alla quale ruota l'intera inchiesta, ma l'atto istruttorio rischia di diventare un autogol per la procura, e non è un caso che il difensore di Siri, Fabio Pinelli, prima di lasciare Piazzale Clodio ha commentato: "È emerso, in modo inconfutabile, che non solo non c'è stata alcuna dazione di denaro ma neanche nessuna offerta. Ovviamente se ci fosse stata sarebbe stata rifiutata da Siri".
Secondo chi indaga, in cambio di 30 mila euro promessi da Paolo Arata, l'ex sottosegretario leghista avrebbe "asservito" "l'esercizio delle sue funzioni e dei suoi poteri ad interessi privati" dell'imprenditore. Obiettivo di Arata era arrivare all'approvazione di un emendamento, mai andato in porto in particolare con la contrapposizione dei Cinque Stelle, contenente una serie disposizioni in materia di incentivi per il 'mini-eolico' che avrebbe avvantaggiato le aziende sue e di Nicastri.

In foto:
l'ex sottosegretario Armando Siri © Imagoeconomica

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