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di AMDuemila
La superloggia segreta denunciata dai pm di Trapani ha una “dimostrazione, anche solo indiziaria, carente” e “l’interesse per la massoneria” aveva “una matrice esclusivamente elettorale”. E’ con queste parole che il Tribunale del Riesame ha motivato i provvedimenti di scarcerazione dei 27 arrestati nel blitz Artemisia eseguito dai carabinieri lo scorso 21 marzo su richiesta della Procura di Trapani. Tra gli arrestati c’erano nomi come l’ex deputato Giovanni Lo Sciuto (in passato tra i componenti dell’Antimafia regionale), l’ex presidente dell’Ars, Francesco Cascio, l’attuale assessore regionale all’istruzione Roberto Lagalla, l’ex sindaco di Castelvetrano, Felice Errante, e l’allora candidato Luciano Perricone, che poi si ritirò. Questi poi sono stati scarcerati dal Tribunale del Riesame per una presunta “incompetenza territoriale”. Nelle motivazioni del Riesame, depositate in questi giorni, i giudici annullarono gli arresti per “evitare che proprio l’anomalo comportamento tenuto” dal gip di Trapani “finisca con il comportare un (ulteriore) rinvio della verifica di legalità della restrizione in atto”. Inoltre, per i giudici va “rilevata l’incompetenza per territorio del gip di Trapani, in favore del gip di Palermo”.
I giudici hanno individuato un episodio di peculato, ovvero un accordo tra Lo Sciuto e un suo grande elettore con un falso contratto da portaborse per la moglie in cambio del sostegno elettorale, “reato più grave (punito fino a 10 anni e 6 mesi di reclusione), a radicare a competenza per territorio”. Ciò nonostante “la constatazione dell’incompetenza territoriale non implica un’accertata invalidità del provvedimento genetico, ma solo una sua ‘destabilizzazione’”. Per questo motivo, il Riesame ha “tenuto conto anche degli altri elementi raccolti a carico degli indagati”.
Secondo il Gip di Trapani l’esistenza della superloggia segreta era provata. Però per il Riesame “non emergono condotte di interferenza organizzate e pianificate dal sodalizio”, ma solo “singoli rapporti di amicizia o colleganza tra alcune persone - si legge nel provvedimento di scarcerazione del commercialista Gaspare Magro, a cui era stata contestata l’appartenenza - senza che sia emerso un organigramma o una mera distinzione tra i ruoli”. Quindi per i giudici del Tribunale del Riesame non c’è l’esistenza di “un comune progetto associativo, atteso che le decisioni assunte da Lo Sciuto erano funzionali a soddisfare il suo esclusivo interesse ad ampliare il suo pacchetto di voti”. Infatti, Lo Sciuto “riteneva che l’appartenenza alla massoneria potesse nuocere alla candidatura del suo delfino”. Il riesame ha riportato anche un’intercettazione datata al 29 giugno 2016, in cui, secondo gli investigatori, sarebbe avvenuta una cancellazione di massa degli elenchi, anche a causa delle indagini della Commissione parlamentare Antimafia sui rapporti tra le logge e mafia. Inoltre per il Riesame è chiaro che “l’attuazione di una deprecabile politica clientelare era finalizzata a soddisfare l’interesse di Lo Sciuto ad ampliare il suo consenso elettorale grazie al conferimento di incarichi pubblici”. Mentre per gli incontri in pizzeria, che secondo il Gip di Trapani erano il luogo degli incontri segreti, sono stati considerati “contatti e relazioni funzionali a predisporre strategie politiche, in vista delle future elezioni”. Per i giudici “i candidati da appoggiare” sarebbero stati individuati “tra coloro che, dando la disponibilità alla propria candidatura, avrebbero garantito voti al partito”.

Foto © Imagoeconomica

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