di AMDuemila - Video
“Siamo stanchi non ce la facciamo più non vogliamo essere considerati una spesa o un peso. Se ci toglieranno ancora quel poco di dignità che ci resta noi siamo pronti a tutto”. Presentano una nota di delusione e stanchezza le dichiarazioni del testimone di giustizia Ignazio Cutrò, rilasciate ai microfoni di TG3. Parole, quelle dell’imprenditore bivonese minacciato dalla mafia, di un cittadino che ha dovuto rinunciare a tutto per seguire fedelmente i principi di legalità e soprattutto quella scelta coraggiosa che Cutrò fece nel 2006 quando denunciò i propri estorsori, ma senza riconoscimento da parte dello Stato. “Noi abbiamo vinto contro la mafia perchè i nostri aguzzini sono stati tutti arrestati ma la mia azienda ha chiuso e lo Stato ha perso, perchè nel momento in cui chiude un’azienda di un testimone di giustizia lo Stato perde”. Una vittoria amara dunque, soprattutto se si pensa alla scelta di Cutrò di rinunciare alla scorta per protestare contro la revoca della stessa alla sua famiglia da parte dello Stato. Tutto questo nonostante “nelle intercettazioni dicevano che nel momento in cui lo Stato mi avrebbe abbandonato loro mi avrebbero ammazzato” quindi “io in questo momento sono in balia dei mafiosi”. Malgrado ciò Cutrò non si dà per vinto, “continuo a resistere perchè non sono io che me ne devo andare dalla mia terra insieme alla mia famiglia ma i mafiosi”. Ignazio Cutrò insieme agli altri testimoni di giustizia chiede al governo protezione e tutela con fatti concreti su sicurezza e lavoro, se ciò non dovesse accadere promettono di essere pronti a manifestare ad oltranza davanti al Viminale dal prossimo maggio.
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