di AMDuemila
Ieri la prima udienza del processo con le testimonianze degli investigatori
Da un telefonino nella disponibilità di Gabriele Giuliano, accusato insieme al padre Salvatore (indicato dalla Dda di Catania come il boss di Pachino) di tentata violenza privata e minacce di morte, aggravate dal metodo mafioso e dall'appartenenza al clan, sarebbero stati inviati dei commenti lesivi ai danni del giornalista Paolo Borrometi. A confermare il dato è stato l'assistente della polizia postale, Fabio Bruno, sentito ieri durante la prima udienza dl processo che si sta celebrando davanti la Corte di Assise di Siracusa. "L'indirizzo Ip - ha riferito il teste - era associato a più utenze, una di queste faceva riferimento alla coop dove lavorava Giuliano". Le indagini presero il via il 22 agosto 2016 dopo un commento sul profilo Facebook del giornale online laspia.it (di cui Borrometi è il direttore) dopo il quale, come ha rivelato ieri in udienza il carabiniere del comando provinciale di Siracusa Paolo Saccuzzo, gli investigatori si recarono nell'appartamento di Gabriele Giuliano per una perquisizione al fine di acquisire il telefonino poi sottoposto a sequestro. La difesa, rappresentata dall'avvocato Giuseppe Gurrieri, ha dunque chiesto al Collegio, presieduto dal giudice Antonella Coniglio, di disporre una perizia sul contenuto dei messaggi e dei commenti sul social, i cui screenshot si trovano nello smartphone sequestrato. Il tribunale si è riservato di decidere. Il processo è stato rinviato all'udienza del 21 ottobre prossimo quando, su citazione del pm Alessandro Sorrentino, dovrebbero essere sentiti un altro maresciallo dei carabinieri e lo stesso giornalista Paolo Borrometi.
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