di Karim El Sadi
Testimone racconta gli orrori del capo del cartello di Sinaloa
Continuano ad emergere nuovi episodi macabri dal processo che si sta tenendo a New York a carico del boss Joaquìn “El Chapo” Guzmàn. Il 39enne Isaias Valdez Rios, ex membro delle forze speciali messicane assoldato dal leader del cartello di Sinaloa, ha raccontato in udienza nuovi dettagli sui crimini di "El Chapo". L’uomo ha testimoniato che tra il 2006-2007 Guzman ha sparato a un membro di un cartello rivale e lo ha seppellito quando l'uomo era ancora in vita e stava "ansimando". In un'altra occasione, nello stesso periodo, ha invece torturato due membri del cartello Zeta per circa tre ore, poi li ha uccisi a colpi di pistola e li ha gettati in un fosso dove aveva fatto accendere un falò. Ai suoi uomini, ha raccontato Valdez, "El Chapo" ha detto: "Non voglio che rimangano ossa". Questi sarebbero, secondo i media locali, i primi 3 omicidi direttamente attribuibili al boss. Valdez ha iniziato la propria manovalanza criminale nelle fila del cartello di Sinaloa nel 2004, ad un certo punto Guzman avrebbe ordinato di ucciderlo perché pensava che gli avesse rubato del denaro, ma fu poi convinto a cambiare idea. Nel 2014 l’ex guardia del corpo è stato arrestato dalle autorità americane, e ora sta collaborando alle indagini per l’esoso processo nei confronti del suo capo iniziato 3 mesi fa nella Grande Mela. La settimana scorsa sono emersi nuovi elementi in udienza che hanno rivelato una partecipazione a delinquere anche dei famigliari del signore della droga messicano. In particolare, come ha testimoniato Dámaso López Nuñez, l’ex luogotenente del boss, i figli Iván Archivaldo e Alfredo Guzmán sarebbero stati gli autori dell’omicidio del giornalista Javier Valdez. L’uomo, fondatore del sito RioDoce e autore di Narcoreporting, era stato assassinato nel maggio del 2017 durante un agguato a Culiacan, capitale dello stato del Sinaloa. Non finisce qui. Nuñez ha puntato il dito anche contro la moglie di "El Chapo" Guzmàn, Emma Coronel Aispuro. La donna ebbe un ruolo determinante nella fuga del marito nel 2015 dal supercarcere di Altiplano. Quando Guzmán si inabissò passando attraverso un tunnel scavato sotto la doccia della sua cella: “Comunicavamo attraverso di lei. Fu Emma a darci l’ordine di procedere”.
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