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4di AMDuemila - Video e Doc
Secondo il rapporto, stilato ogni anno, il nostro Paese migliora lentamente. Dal 2012 guadagnati 10 punti

L’Italia è al 53° posto nella classifica della percezione della corruzione pubblicata oggi da Transparency International. Continua, dunque, a confermarsi il trend in lenta crescita del nostro Paese sia dal punto di vista globale che europeo con l’indice che ci vede con un punteggio di 52 punti su 100, di due punti migliore rispetto all’anno precedente.
"Con fatica e lentamente, la reputazione del nostro Paese sta migliorando. Siamo sulla strada giusta ma non dobbiamo assolutamente accontentarci" ha dichiarato Virginio Carnevali, Presidente di Transparency International Italia, riferendosi all'Indice di Percezione della Corruzione. “C'è ancora molto da fare, - ha aggiunto - a partire dall'implementazione della recentissima legge anticorruzione, una legge che andrà valutata sulla sua capacitaà di incidere concretamente nel Paese”.
Secondo il direttore di Transparency International Italia, Davide Del Monte servono regole sulle attività di lobbying in quanto è stato rilevato che "alti livelli di corruzione e scarsa trasparenza di chi gestisce la cosa pubblica, conflitti di interesse tra finanza, politica, affari e istituzioni, rappresentano una minaccia alla stabilità e al buon funzionamento di un Paese. Le istituzioni, sia nazionali che europee, devono per prima cosa riacquistare la fiducia dei cittadini, mostrandosi trasparenti, credibili e inattaccabili sul piano dell'integrità. Le nuove norme sul finanziamento alla politica vanno in questa direzione ma, senza regole sulla trasparenza di chi cerca di influenzare la decisioni pubbliche e quindi delle attività di lobbying, non potranno mai essere pienamente efficaci. Ci auguriamo quindi che il governo intervenga al più presto anche su questo tema".
l Cpi 2018 si basa su 13 sondaggi e valutazioni di esperti sulla corruzione nel settore pubblico, ognuno dei quali assegna un punteggio da 0 (altamente corrotto) a 100 (per niente corrotto). Oltre due terzi dei Paesi analizzati ha un punteggio inferiore a 50 e, dal 2012, solo 20 Paesi hanno visto migliorare in maniera significativa il loro risultato: tra questi c'è l'Italia con uno degli incrementi maggiori (+10 punti).
Sono invece 16 i Paesi che hanno subito un forte peggioramento, tra cui l'Australia, l'Ungheria e la Turchia. In cima alla classifica, anche quest'anno, ci sono Danimarca e Nuova Zelanda, ma a posizioni invertite, con rispettivamente 88 e 87 punti. Nessuna sorpresa anche nelle parti basse del ranking: Somalia, Sud Sudan e Siria si posizionano agli ultimi posti con rispettivamente 10, 13 e 13 punti.
L'area dell'Europa occidentale e dei Paesi dell'Unione Europea è quella che ha il punteggio medio più elevato (66 punti), mentre la regione dell'Africa sub-sahariana (con 32 punti) e dell'Europa dell'est e Asia Centrale (con 35) sono le aree con il punteggio medio più basso.



“Oggi credo che possiamo ritenerci soddisfatti. Il Paese sta facendo dei notevoli passi avanti. Bisogna accogliere questi dati con una valutazione positiva e che questo potrebbe avere un riverbero sulla classifica dell’anno prossimo, visto anche l’approvazione del ddl Bonafede” ha detto il presidente dell’ANAC Cantone durante la conferenza di presentazione di Transparency International che poi ha continuato nel commentare l’indice di percezione, osservando che siamo “un Paese in cui la corruzione resta un problema grave, non c'è in alcun modo alcuna idea che debba essere sottovalutato”. “La corruzione nel nostro Paese - ha aggiunto - è un problema significativo, ma i nostri cittadini sentono quando le istituzioni si muovono per contrastarla”. Il presidente dell’ANAC ha poi ricordato che “nel 2013 eravamo al punto più basso, al 69° posto nel mondo e ultimi in Europa. Dal 2013 è cominciata una lenta ma graduale salita che io credo vada spiegata soprattutto con il fatto che nel Paese si avverta la presenza di un meccanismo di contrasto alla corruzione: una magistratura più attiva, l'avvio di una politica di prevenzione della corruzione”. Inoltre, il magistrato ha affermato che la legge Bonafede, lo “spazzacorrotti”, “è un passo in avanti rilevante” ed è “il segnale di un Paese che è certamente attento e non vuole fermarsi nel contrasto alla corruzione”. Per Cantone “la strada è lunga e se continuiamo a lavorare tutti insieme sono convinto che il risultato ci porterà nella graduatoria ai posti che ci spettano perché trovarci dietro alcuni Paesi non ci entusiasma, alcuni dei quali sono veri e propri paradisi fiscali e per i quali faccio fatica a pensare che il livello di corruzione sia più basso del nostro”.
Il presidente dell’ANAC ha anche detto che “leggendo il giornale si ha l'impressione che nel Paese il problema non sia la corruzione ma l'anticorruzione soprattutto per una serie di luoghi comuni che vengono poi smentiti dai fatti”. E poi ha continuato: “Se nel Paese ci si avvia all'idea di avere le mani libere dagli appalti alle concessioni ad altri meccanismi. E’ evidente che l'anticorruzione può rappresentare un limite, ma se invece l'anticorruzione viene vista come uno strumento per far applicare le regole non è assolutamente vero che l'anticorruzione è un limite”.
Per il presidente di Transparency International, Virginio Carnevali, l’indice della corruzione di oggi “è aumentato da 42 punti a 52 quindi abbiamo fatto un discreto progresso. Io ritengo che questo voto rispecchi la realtà del Paese. Il nostro Paese è corrotto e quindi la sufficienza piena non la meritiamo”.
La presidente della Commisione giustizia alla Camera, Giulia Sarti, riguardo gli istituti come Transparency che forniscono gli indici sulla corruzione, ha detto di “non dare per scontato l’importanza di certi strumenti” e che questi “debbano essere tutelati”. “Parlare di corruzione fa bene perché non aumenta l’indice di percezione ma piuttosto crea dibattito sia nella capacità di cittadini di saper riconoscere certi fenomeni e sia all’interno della politica per capire dove e cosa fare per migliorare la situazione” ha detto la Sarti.
Parlando dell’adozione di nuovi strumenti per contrastare del fenomeno, la presidente ha detto che “dobbiamo ricercare anche altri strumenti per contrastare la corruzione, in particolare la prevenzione e il potenziamento dell’azione dell’ANAC che serve soprattutto agli enti locali perché qui spesso le organizzazioni mafiose, ancora oggi molto presenti, inquinano con metodi conclamati, come ha evidenziato il processo su Mafia Capitale”.

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