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davigo piercamillo targhetta c imagoeconomicadi Margherita Furlan
È l’Italia l’anomalia”. Non usa mezzi termini Piercamillo Davigo - oggi componente del Consiglio Superiore della Magistratura, ieri ex pm di Mani Pulite oltre che ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati - per descrivere la necessità di una riforma giudiziaria che preveda un uso diverso dell’istituto giuridico della prescrizione nelle aule dei nostri tribunali.
"Le attuali norme sulla prescrizione rendono in gran parte inutili i procedimenti penali per i reati puniti con pene pari o inferiori a sei anni di reclusione, ovvero la stragrande maggioranza. Riteniamo necessario un intervento legislativo sulla durata e sulla sospensione della prescrizione, in modo da evitare l'effetto distorto di ‘amnistia permanente’ che tale istituto ha assunto nel corso degli anni a causa di un sistema processuale farraginoso e di difficile gestione". In una nota ufficiale, Autonomia e Indipendenza, la corrente della magistratura condotta dal magistrato, la posizione di Piercamillo Davigo è chiara. "Ciò avviene quotidianamente a discapito del diritto delle vittime di reato e degli imputati a un giudizio definitivo in tempi ragionevoli", conclude la nota, che chiede anche altri interventi “sui quali da tempo si discute senza arrivare mai a risultati concreti”, al fine di velocizzare i processi e “scoraggiare impugnazioni meramente dilatorie”.
Amnistia strisciante” definisce Davigo la prescrizione in Italia. “Bisogna farsi delle domande prima di sostenere che vengono lesi i diritti dei cittadini, sottolinea il magistrato intervistato da ‘Il Fatto Quotidiano’. Quando in Italia hanno introdotto il nuovo codice di procedura penale, ci hanno raccontato che avremmo avuto il processo all’americana. Ebbene, sostiene Davigo ai microfoni di Gianni Barbacetto, negli Stati Uniti la prescrizione si blocca con l’inizio del processo.” Mentre in Italia “abbiamo un sistema giudiziario in cui un imputato condannato in primo grado fa appello per avere ridotta la pena, ma sperando in realtà di non scontare alcuna pena, neppure ridotta, perché tanto arriverà la prescrizione. Negli Stati Uniti, prosegue Piercamillo Davigo, il 90 per cento degli imputati si dichiara colpevole, se lo è, perché ha interesse a limitare i danni”.
C’è però ancora un’altra questione che non viene affrontata, ricorda Davigo: “In Italia, chi fa appello può avere la pena cambiata solo in meglio. Questo, per esempio in Francia, non c’è. Infatti in Francia solo il 40 per cento delle sentenze di condanna a pena da eseguire viene appellato, mentre in Italia il 100 per cento: ti conviene e non rischi nulla”.
Nella convinzione che non ci siano mai state “riforme organiche in questo Paese” Davigo in queste ore suggerisce anche un percorso che passi per misure più mirate, indirizzate esclusivamente ai reati con sanzioni pari o al di sotto dei 6 anni. Oppure una proposta centrata sui dati dei reati che più si prescrivono in appello e Cassazione: tra questi, gli abusi edilizi, la ricettazione, i furti. “Tutti questi processi non li possiamo fare”.
Per quanto riguarda il blocco della prescrizione, si può scegliere tra il momento della richiesta del rinvio a giudizio, come propone il procuratore nazionale antimafia, Nino Di Matteo, o dopo l’avvenuto rinvio a giudizio, spiega Davigo, ma il vero problema è che "da noi la prescrizione non parte da quando il pm acquisisce la notizia di reato, ma da quando il fatto è avvenuto. Così le Procure della Repubblica scoprono molti casi che sono successi magari 4 o 5 anni prima, che si prescrivono in 7 anni e mezzo e con solo 2 anni e mezzo per fare le indagini e celebrare tre gradi di giudizio. Impossibile. Sarebbe lavoro inutile, così le Procure li lasciano prescrivere per dedicarsi a inchieste più utili. Poi c’è comunque un imbuto tra Procura e Tribunale: a Roma la Procura ha 60 mila processi pronti da mandare a giudizio, ma il Tribunale di Roma ne può accettare soltanto 12 mila l’anno.” Una soluzione, secondo il magistrato, è dunque “depenalizzare drasticamente il sistema giudiziario.
Ai critici che sostengono che l’emendamento Bonafede potrebbe allungare ancor di più la durata dei processi, Davigo risponde che è vero il contrario: “Se si taglia la prescrizione i processi si accorciano”. I processi in Italia durano tanto perché ce ne sono troppi. E una causa è che ci sono troppi appelli e ricorsi in Cassazione, fatti in attesa che arrivi la prescrizione. Altra causa è che alcuni comportamenti che ridurrebbero la durata dei dibattimenti non sono attuati, perché per gli imputati e loro avvocati, ricorda Davigo, è più conveniente puntare sulla prescrizione del reato”.

Foto © Imagoeconomica

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