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antoci giuseppe c imagoeconomica 0di AMDuemila
Il gip di Messina, Eugenio Fiorentino, ha archiviato l'inchiesta sull'agguato all'ex presidente del parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci che nel maggio 2016 rimase vittima di un agguato: i criminali bloccarono l'auto blindata di Antoci mettendo pietroni sulla strada che da Cesarò porta a San Fratello e spararono alcuni colpi di arma da fuoco colpendo la vettura. Lo scrive la Gazzetta del Sud. Dietro l'auto di Antoci vi era un'altra vettura con a bordo il dirigente del commissariato di Sant'Agata di Militello Daniele Manganaro che sparò alcuni colpi di pistola mettendo in fuga i banditi. Nell'inchiesta all'inizio erano indagate 14 persone. Antoci introdusse nel parco un protocollo di legalità per l'assegnazione degli affitti dei terreni. Secondo il giudice perl, che ha accolto la richiesta dei pm della Dda Vito Di Giorgio, Angelo Cavallo e Fabrizio Monaco. Nel provvedimento, inoltre, siriconosce il lavoro di approfondimento svolto dalla Procura.
Secondo il Gip "le articolate motivazioni poste dall'Ufficio di Procura a fondamento della presente richiesta appaiono pienamente condivisibili", ed anche perché "l'avvenuta esplorazione di ogni possibile spunto investigativo, non consente di ravvisare ulteriori attività compiutamente idonee all'individuazione dei alcuno degli autori dei delitti contestati". La notizia è anche stata commentata dallo stesso Antoci: "A più di due anni dal vile attentato che ha colpito me e la mia scorta, oggi, dall'inchiesta chiusa dalla magistratura, la sola cosa certa venuta fuori dalle indagini è che quel commando in tuta mimetica, che assaltò la Thesis sulla quale viaggiavamo quella sera, aveva il chiaro obbiettivo di uccidere colpendo prima la ruota posteriore sinistra dell'auto blindata e successivamente, dandole fuoco con le molotov ritrovate, costringerci a scendere per essere giustiziati. Solo grazie all'arrivo del vicequestore Manganaro siamo riusciti a salvarci". L'ex presidente del Parco dei Nebrodi, oggi responsabile Legalità del Pd, ha poi aggiunto: "Speriamo vivamente in un collaboratore di giustizia che possa fare luce e aiutare la magistratura a riaprire l'indagine come è spesso accaduto nella storia degli attentati in Sicilia. Ho il desiderio di vedere alla sbarra chi quella notte ci aspettava per ucciderci ma anche chi ha tentato di depistare e infangare. Per questi ultimi nei prossimi giorni arriveranno certamente i primi rinvii a giudizio". "Vorrei solo poter ritornare ad una vita normale - ha proseguito Antoci - ma perché tutto questo possa accadere ho bisogno di vedere arrestati e condannati gli autori del mio attentato. Non passa notte in cui non tornano nei mie sogni gli spari e le grida di quella notte, la paura del vice questore Manganaro e degli uomini della mia scorta, gli occhi smarriti di mia moglie e delle mie figlie al rientro dall'ospedale. La verità è che se ognuno avesse fatto il proprio dovere, se si fosse vigilato sulle erogazioni dei Fondi Europei, evitando così che andassero nelle mani delle mafie italiane, tutto ciò poteva essere senz'altro evitato''. "Adesso - ha concluso - speriamo in qualche collaboratore di giustizia, è sempre accaduto così per quasi tutti gli attentati di mafia compiuti in Sicilia, è sempre arrivato il solito pentito che fa nomi e cognomi. Spero arrivi presto… solo così i miei sogni, se pur ormai non più tranquilli, saranno almeno alleviati dall'aver avuto giustizia".

Foto © Imagoeconomica

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