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rapporto ecomafie 2018Nel 2017 cresciuti il numero di arresti ed inchieste
di AMDuemila
Quattordici miliardi di euro. E' questo il "fatturato" che il business delle Ecomafie è stato capace di "chiudere" lo scorso anno, con un incremento del 9,4%, secondo i dati del rapporto "Ecomafie 2018" stilato da Legambiente e presentato oggi alla Camera.
Dal traffico dei rifiuti agli abusi edilizi, ancora una volta sono stati messi in fila i danni che le criminalità organizzate mettono in atto. Osservando il dato delle Regioni emerge che la Campania è ancora una volta in testa per il numero di reati seguita da Sicilia, Puglia, Calabria e Lazio. Il settore più a rischio è proprio quello dei rifiuti dove si concentra quasi un quarto dei crimini ambientali. A seguire ci sono quello degli animali e della fauna selvatica (23%), incendi boschivi (21%) e ciclo illegale del cemento e abusivismo edilizio (13%) con ben 17mila costruzioni illegali.
Di fronte a questa situazione c'è però un dato confortante, ovvero che nel 2017 c'è stata un'importante crescita nel numero di arresti per crimini contro l'ambiente e di inchieste sui traffici illegali di rifiuti come mai prima nel nostro Paese.
Infatti nel 2017 sono state avviate 76 inchieste per traffico organizzato di rifiuti (erano 32 nel 2016), con 177 arresti, 992 presunti trafficanti denunciati a cui si aggiunge il sequestro di 4,4 milioni di tonnellate di spazzatura.
E Legambiente per rendere l'immagine la paragona ad "una fila ininterrotta di 181.287 tir per 2.500 km” con fanghi industriali, polveri di abbattimento fumi, rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, materiali plastici, scarti metallici, carta e cartone tra i tipi di rifiuti più trafficati.
Importanti le inchieste sviluppate dalla Dda di Brescia e Noe di Milano che ha fatto luce sulle nuove rotte del traffico di rifiuti da Sud a Nord, o ancora le inchieste condotte dalla Dda di Firenze, dalla Procura di Livorno ed i Carabinieri forestali.
Purtroppo diminuiscono solo in maniera lieve i reati sull'edilizia con 3908 infrazioni e quasi 5mila persone denunciate. Secondo Legambiente la flessione “testimonia come - dopo anni di recessione significativa - l’edilizia, e quindi anche quella in nero, abbia ricominciato a lavorare”.
Ed è proprio in questo settore che per il Presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, è necessario un nuovo impegno per "completare la rivoluzione avviata con la legge sugli ecoreati e affidare allo Stato la competenza sulle demolizioni degli abusi edilizi".
In questo momento, infatti, "solo pochi e impavidi sindaci hanno il coraggio di far muovere le ruspe, rischiando in prima persona. Più in generale, le poche demolizioni realizzate sono da attribuire al lavoro delle procure”.
A preoccupare è anche il settore dell'agroalimentare, con 37mila reati e sequestri per oltre un miliardo di euro, ma anche la violazione del patrimonio italiano di biodiversità con il bracconaggio in prima fila (in pericolo ci sono lupi, aquile, pettirossi, tonni rossi, pesci spada). Anche i reati contro il patrimonio artistico e culturale sono in aumento con 1.136 denunce nel 2017, 11 arresti e 851 sequestri effettuati in attività di tutela.
Nel complesso, secondo Ciafani, i numeri di questa nuova edizione dimostra come "sono stati fatti passi da gigante, grazie alla nuova normativa che ha introdotto gli ecoreati nel Codice penale, ma servono anche altri interventi, urgenti, per dare risposte concrete ai problemi del paese. La lotta agli eco criminali deve essere una delle priorità inderogabili del governo, del parlamento e di ogni istituzione pubblica, così come delle organizzazioni sociali, economiche e politiche, dove ognuno deve fare la sua parte, responsabilmente”. “Contiamo - ha aggiunto Ciafani - sul contributo del ministro dell’ambiente Sergio Costa e sulla costruzione di maggioranze trasversali per approvare altre leggi ambientali di iniziativa parlamentare come avvenuto nella scorsa legislatura. Noi lavoreremo perché tutto questo avvenga nel più breve tempo possibile, continuando il nostro lavoro di lobbying per rendere ancora più efficace la tutela dell’ambiente, della salute dei cittadini e delle imprese sane e rispettose della legge”.
Per questo motivo Legambiente suggerisce l’adozione di alcune misure.

1. Mettere in campo un’operazione di formazione per tutti gli operatori del settore (magistrati, forze di polizia e Capitanerie di porto, ufficiali di polizia giudiziaria e tecnici delle Arpa, polizie municipali ecc.) sulla legge 68 che deve essere conosciuta nel dettaglio per sfruttarne appieno le potenzialità.

2. Sempre con riferimento alla legge 68/2015 occorrerebbe rimuovere la clausola di invarianza dei costi per la spesa pubblica prevista nella legge sugli ecoreati, così come in quella che ha istituito il Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente. Allo stesso tempo è necessario completare l’iter di definizione dei decreti attuativi del ministero dell’ambiente e della presidenza del Consiglio dei ministri per rendere pienamente operativa la legge 132 del 2016 che ha riformato il sistema nazionale delle Agenzie per la protezione dell’ambiente.

3. Semplificare l’iter di abbattimento delle costruzioni abusive, avocando la responsabilità delle procedure agli organi dello stato, nella figura dei prefetti, esonerando da tale onere i responsabili degli uffici tecnici comunali e, in subordine, soggetti che ricoprono cariche elettive, ovvero i sindaci.

4. Approvare il disegno di legge sui delitti contro fauna e flora protette inserendo, all’interno dello stesso nuovo Titolo VI bis del Codice penale, un nuovo articolo che prevede sanzioni veramente efficaci (fino a sei anni di reclusione e multe fino a 150.000 euro) per tutti coloro che si macchiano di tali crimini.

5. Per l’associazione ambientalista, suscita perplessità il nuovo istituto giuridico della non punibilità per particolare tenuità dell’offesa introdotto dal Dlgs 16 marzo 2015, n. 28, che soprattutto nel caso dei reati ambientali contravvenzionali rischia di vanificare molti procedimenti aperti. Per scongiurare tale rischio Legambiente chiede che venga quanto meno esclusa l’applicabilità al caso dei reati ambientali.

6. Nell’ottica di garantire migliore protezione al nostro patrimonio storico-culturale, rivedere il quadro normativo, partendo dal dato di fatto che, se si esclude il delitto di ricettazione il rimanente quadro sanzionatorio in mano agli inquirenti è ancora troppo generoso per i trafficanti. Basterebbe recuperare il lavoro fatto nella passata legislatura, e sollecitato dagli allora ministri competenti Dario Franceschini e Andrea Orlando, con la delega data al Governo per la riforma della disciplina sanzionatoria in materia di reati contro il patrimonio culturale, per arrivare all’approvazione di un nuovo titolo ”Disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale”.

7. Sul fronte agroalimentare, riprendere la proposta di disegno di legge del 2015 sulla tutela dei prodotti alimentari della Commissione ministeriale presieduta dall’ex procuratore Gian Carlo Caselli, che introduce una serie di nuovi reati che vanno dal ”disastro sanitario” all”’omesso ritiro di sostanze alimentari pericolose” dal mercato.

8. L’accesso alla giustizia da parte delle associazioni, come Legambiente, dovrebbe essere gratuita e davvero accessibile.

9. Legambiente, infine, chiede al parlamento di istituire al più presto le commissioni d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulla vicenda dell’uccisione della giornalista Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin.

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