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gelli lucio c imagoeconomicaSecondo l’indagine il denaro arriverebbe dagli Stati Uniti
di AMDuemila
C’è un’inchiesta, si apprende da Repubblica, che sta passando sotto la lente d’ingrandimento un giro di soldi che va dai conti di Licio Gelli in Svizzera al terrorista dei Nar Gilberto Cavallini. L’indagine, che si occupa di individuare i presunti mandanti e finanziatori della strage che ha fatto tremare Bologna il 2 agosto 1980, è stata avocata l’anno scorso dai magistrati della Procura generale della Corte d’Appello, nel momento in cui la pubblica accusa ne aveva ipotizzato l’archiviazione. Ora il pool del procuratore generale Ignazio De Francisci - l’avvocato generale Alberto Candi e il sostituto Nicola Proto - stanno indagando sul denaro che, partendo dagli Stati Uniti e, passando dalle tasche dell’ex capo della P2, arriverebbe fino a Cavallini. Sul punto i magistrati hanno trovato riferimenti nei conti correnti di Gelli in Svizzera, nel “Documento Bologna” - scritto proprio dall’ex “Venerabile” - rinvenuto in occasione di una perquisizione, ma anche nell’agenda di Cavallini, sequestrata il 12 settembre ’83 a seguito del suo arresto.
L’indagine è stata condotta sia per mezzo delle rogatorie internazionali, anche se i magistrati attendono ancora risposta da parte delle autorità svizzere, sia grazie ad alcune testimonianze, tra cui quelle rilasciate da chi all’epoca collaborava con Gelli o dai loro familiari. Il materiale è contenuto in un’informativa di cui anche il procuratore Giuseppe Amato è stato informato. Attualmente, Cavallini è sotto processo con l’accusa di aver svolto un ruolo di supporto logistico nella strage di Bologna, ed è proprio per la posizione del terrorista Nar che la Procura è stata coinvolta. Sempre nell’ambito del processo il capo dei Nar “Giusva” Fioravanti, rispondendo sui presunti contatti di Cavallini con ex esponenti della P2 e rappresentanti delle istituzioni, aveva dichiarato “di riservarsi prima di esprimere un giudizio su Cavallini”. Francesca Mambro, condannata per la strage insieme allo stesso Fioravanti e a Luigi Ciavardini, aveva invece riferito in aula che i viaggi che più di una volta Cavallini fece in Svizzera (in alcune occasioni con il capo dei Nar) erano fatti “per organizzare delle rapine” in realtà mai veramente messe in atto. Che motivo si nasconderebbe, dunque, dietro quei viaggi?

Foto © Imagoeconomica

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