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borrometi paolo dx c imagoeconomicaFuori dall'aula un presidio di solidarietà con le associazioni
di AMDuemila
Paolo Borrometi, giornalista che vive sotto scorta da diverso tempo dopo l'aggressione ricevuta e le minacce per alcune sue inchieste, ieri mattina ha testimoniato al Tribunale di Siracusa al processo che vede imputato Francesco De Carolis, 44 anni, siracusano, accusato di minacce gravi e violenza privata aggravate dal metodo mafioso.
Rispondendo alle domande del pubblico ministero Alessandro Sorrentino, Borrometi ha illustrato le sue inchieste sulla criminalità siracusana e su Luciano De Carolis, già condannato per associazione mafiosa, ritenuto dagli inquirenti esponente del clan Bottaro Attanasio. Proprio in seguito ai suoi articoli era arrivata la minaccia, registrata in un file audio sui social, da parte di Francesco, fratello di Luciano.
"Dopo quelle minacce ho avuto paura anche per la mia famiglia - ha detto Borrometi - Francesco De Carolis più volte ha fatto riferimento al fratello, che è stato condannato, e questo mi ha spaventato. Poi, i riferimenti a mia madre ed ancora le minacce di valenza fisica mi hanno scosso. In passato, sono stato minacciato ma è stata la prima volta da parte della criminalità siracusana". "Sono un cittadino e penso che denunciare sia la cosa più importante soprattutto in territori dove si denuncia poco. Mi sento un giornalista che ha l'obbligo di raccontare" ha commentato Paolo Borrometi al termine dell'udienza. "La mafia è la cultura mafiosa, quella che minaccia un giornalista per non farlo parlare, che non vuole che i cittadini siano informati. Essere informati significa dare ai cittadini la libertà di scegliere da che parte stare". Prima dell'udienza, presidio all'ingresso dal tribunale del presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, di Lidia Galeazzo di Usigrai e dei rappresentanti di Associazionesiciliana della stampa, Ordine nazionale e Ordine regionale dei giornalisti, Libera, Cgil.
"Non siamo venuti per fare pressioni sulla giustizia e non spetta ai giornalisti chiedere condanne o assoluzioni". Ha commentato Giuseppe Giulietti, presidente della Federazione Nazionale della Stampa. "Noi andremo in tutte le aule dei Tribunali - ha aggiunto - quando ci saranno cronisti minacciati a testimoniare che saremo presenti, a dare quella che si chiama la scorta mediatica, cioè riprendere le inchieste dei colleghi minacciati. Oggi ci sono troppe minacce nei confronti del diritto di cronaca".
Domani a Forcella, Napoli, si terrà la prima assemblea nazionale con i cronisti minacciati: "Verranno tanti ragazzini precari di 25 anni - ha spiegato Giulietti - che sono i più rischio perché non hanno azienda e non hanno contratti e sono i più ricattabili".

Foto © Imagoeconomica

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