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manifestazione per ciro colonnadi Emiliano Federico Caruso
Arrestati oggi i mandanti e gli esecutori dell'agguato del 7 giugno 2016 nel quartiere Ponticelli di Napoli, dove rimase ucciso anche Raffaele Cepparulo, boss dei "Barbudos" e vero obiettivo dei sicari.
Dietro emissione del Gip del tribunale, i carabinieri di Napoli hanno eseguito oggi un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 8 affiliati ai clan camorristici Pazzignani e Rinaldi, considerati responsabili di detenzione illegale di armi e omicidio aggravato da finalità mafiose.
Le indagini hanno dimostrato il coinvolgimento degli arrestati con l'agguato che ha provocato la morte di Raffaele Cepparullo, a quel tempo boss del clan "Barbudos" considerato elemento di spicco nella cosiddetta "paranza dei bambini", e dell'innocente Ciro Colonna.
Quartiere Ponticelli, zona orientale di Napoli. Culla di un forte movimento antifascista durante la Seconda guerra mondiale, subito dopo il conflitto il quartiere venne coinvolto in una speculazione edilizia che, unita a una massiccia presenza camorristica, lo ha trasformato infine in uno dei luoghi più difficili di Napoli, teatro di un esteso traffico di droga e di violenti regolamenti di conti tra i nuovi, giovanissimi clan della cosiddetta "Paranza dei bambini", al punto di essere spesso sottoposto a sorveglianza militare, dove manca un qualsiasi centro sociale, le istituzioni sono assenti, e i pochi esercizi commerciali aperti in zona hanno presto spostato le attività in altri quartieri più tranquilli di Napoli.
Sono le 17 di un caldo pomeriggio del 7 giugno 2016, siamo nel Lotto Zero, uno dei più degradati dei Ponticelli, tra file di enormi palazzoni abusivi, all'incrocio tra via Cleopatra e via Bartolo Longo si trova una sorta di centro ricreativo, uno dei pochi presenti nella zona. Arrivano due uomini a volto scoperto, che camminano a passo tranquillo e sicuro, perchè sanno cosa fare. Si avvicinano a un giovane uomo con la barba e gli sparano, uccidendolo subito, ma mentre scappano c'è un altro uomo, più giovane, che nella concitazione del momento perde gli occhiali da vista e si china a raccoglierli. Solo pochi secondi di indecisione, ma quel movimento preoccupa i due sicari che, forse, credono che il ragazzo si sia abbassato per raccogliere un'arma, per reagire, e sparano anche a lui, sul torace, per poi scappare qualche via più avanti, dove forse li attende una macchina pronta per la fuga.
Lasciano a terra un morto e un ferito grave. Il ferito si chiama Ciro Colonna, un ragazzo di 19 anni totalmente incensurato che, caso piuttosto raro in questa zona di Napoli, dove l'abbandono scolastico è cosa consueta, si è da poco diplomato all'istituto Rocco Scotellaro a san Giorgio a Cremano. Viene trasportato con urgenza all'ospedale Villa Betania, dove muore poco dopo il suo arrivo.
Il morto, invece, che dimostra ben più dei suoi 25 anni, si chiama Raffaele Cepparulo, ed era il bersaglio dei due sicari che, assoldati probabilmente dai Vastarella (clan egemone del Rione Sanità di Napoli), volevano uccidere proprio lui. Sin da subito, infatti, l'agguato viene riconosciuto come un regolamento di conti tra le gang che controllano il traffico di droga del quartiere, in particolare per vendicare l'omicidio di Salvatore Vigna e Giuseppe Vastarella, uccisi il 22 aprile del 2016 nei locali di Madonna santissima dell'arco, un altro circolo ricreativo in via delle Fontanelle, per vendicare l'uccisione del boss Pietro Esposito.
Perché Raffaele Cepparulo, anche se non è uno dei vertici della camorra campana, non è nemmeno uno qualsiasi, e sa come farsi rispettare anche nel complesso e instabile ambiente dei clan camorristici. Venne arrestato già ad aprile del 2015 insieme ad Agostino Riccio, Salvatore Basile e Francesco Spina mentre, ben armati, pianificavano di uccidere un esponente del clan rivale di Forcella, i Giuliano-Sibillo-Amirante. Finì in pantomima: caduta in sede di riesame l'aggravante della finalità mafiosa, e finiti i tempi a disposizione della Procura per la chiusura delle indagini e il rinvio a giudizio, i quattro venero scarcerati sei mesi dopo.
Autore di numerose "stese" (violente manifestazione di controllo camorristico del territorio) nel Rione Sanità, soprannominato "Ultimo", fedelissimo di Antonio Genidoni al punto da farsi tatuare il nome del boss ben in vista sul petto, secondo gli investigatori Cepparulo fece da "apripista" con la sua moto per Emanuele Esposito, considerato il killer che sparò a Vigna e Vastarella. Uno sgarro che il clan rivale non poteva lasciargli impunito.
Da quel momento, infatti, "Ultimo" inizia a sentirsi braccato, cerca riparo tra i palazzoni abusivi di Ponticelli, anche se è forte del suo ruolo di boss di uno dei numerosi clan della nuova, giovane Camorra conosciuta come "La paranza dei bambini". Un clan, rivale dei Giuliano-Sibillo, che si fa chiamare i "Barbudos", perché gli affiliati si lasciano crescere la barba sullo stesso stile dei terroristi fondamentalisti. Lo stesso clan di cui facevano parte anche gli altri tre autori della strage delle Fontanelle.
Ma nonostante la fuga nel quartiere di Ponticelli, "Ultimo" viene comunque raggiunto dalla vendetta dei rivali quel pomeriggio del 7 giugno 2016, i cui mandanti ed esecutori, gli 8 arrestati di oggi, erano affiliati ai clan Rinaldi e Pazzignani.
I primi, egemoni del controllo delle piazze di spaccio di Ponticelli e, insieme ai Giuliano e ai Sibillo, del mercato di merce contraffatta. I secondi, i Pazzignani, nati nel quartiere Pazzigno (da qui il nome) ma poi spostati a Ponticelli, padroni anch'essi dello spaccio di droga che partiva dalla Colombia, passava per l'Olanda, veniva smistato nelle zone est di Napoli, nel rione De Gasperi, nel quartiere Pazzigno, fino ad arrivare a Latina, Frosinone e Massa Carrara.

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