di AMDuemila
Il faccendiere condannato a 6 anni e 6 mesi Flavio Carboni. Un anno e tre mesi a Verdini per finanziamento illecito
Per i giudici della nona sezione penale di Roma la “P3” fu una associazione segreta. Lo hanno affermato nella sentenza con cui hanno condannato, tra gli altri, a 6 anni e 6 mesi il faccendiere Flavio Carboni, l’uomo d’affari condannato per il crack del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, e imputato ma assolto per l’omicidio del banchiere. Assolto da questa accusa l'ex senatore Denis Verdini che però è stato condannato ad un anno e tre mesi per finanziamento illecito più il pagamento di una multa di 600mila euro. I giudici hanno condannato per associazione a delinquere e violazione della legge Anselmi sulle società segrete anche l'imprenditore Arcangelo Martino a 4 anni e nove mesi. Il reato era contestato anche anche per il giudice tributarista Pasquale Lombardi morto il 2 marzo scorso. Il processo era stato avviato nel 2013 e vedeva il coinvolgimento di diciotto persone. Il procuratore aggiunto Rodolfo Sabelli e il pm Mario Palazzi avevano chiesto diciotto condanne, tra le quali quella a nove anni e sei mesi di carcere per Carboni, quattro anni per Verdini, otto per Martino e otto anche per l’ex giudice tributarista Lombardi.
In totale il tribunale ha inflitto otto condanne. Per i reati non legati all'associazione per delinquere condannato a 10 mesi per diffamazione e violenza privata per l'ex sottosegretario all'Economia, Nicola Cosentino. Inflitti due anni all'ex presidente della Cassazione, Vincenzo Carbone, per il reato di abuso d'ufficio. A questi soggetti veniva contestata “la realizzazione di una serie indeterminata di delitti di corruzione, abuso d’ufficio, illecito finanziamento dei partiti, diffamazione e violenze private” e per le altre posizioni i giudici hanno riconosciuto una serie di prescrizioni tra cui quella dell'ex governatore della Sardegna, Ugo Cappellacci.
Obiettivo della P3, secondo le accuse, era quello, “di condizionare il funzionamento degli organi costituzionali, nonché di apparati della pubblica amministrazione dello Stato e degli enti locali, con l’obiettivo di rafforzare sia la propria capacità di penetrazione negli apparati medesimi mediante il collocamento, in posizioni di rilievo, di persone a sé gradite, sia il proprio potere di influenza, sia la propria forza economico finanziaria”.
Inoltre l’accusa contestò ai presunti membri della cosiddetta P3 un’attività per “influenzare la decisione della Consulta nel giudizio sul cosiddetto lodo Alfano". Inoltre, secondo l’accusa, sarebbero intervenuti “ripetutamente sul Csm (Consiglio superiore della magistratura, ndr) per indirizzare la scelta dei candidati e incarichi direttivi (presidente della Corte di appello di Milano e Salerno, procuratore della repubblica di Isernia e Nocera Inferiore)" nonché sulla Cassazione per “favorire una conclusione favorevole alla parte privata di cause pendenti sia di natura civile (Lodo Mondadori) che penale (ricorso contro la misura cautelare disposta dalla magistratura napoletana nei confronti dell’onorevole Nicola Cosentino)”.
Tra i presunti promotori del gruppo anche l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri il cui procedimento venne stralciato ed è ancora in corso.