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A Dubai Tulliani, Matacena e il narcotrafficante Imperiale
di AMDuemila
Il Consiglio dei Ministri di ieri mattina ha approvato il Trattato di cooperazione Giudiziaria e di estradizione con gli Emirati Arabi che dovrà essere ratificato dal nuovo Parlamento per diventare operativo e permettere il rientro in Italia di una dozzina di latitanti tra cui spiccano nomi noti, come l’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, e il cognato di Gianfranco Fini Giancarlo Tulliani, per il quale in Italia è stato chiesto il rinvio a giudizio per corruzione. Il Trattato di estradizione tra Italia ed Emirati Arabi era già stato firmato nel 2015, ma successivamente l’Italia aveva ratificato una direttiva Ue che ne aveva sospeso gli effetti: la norma comunitaria stabilisce che quando si sigla un accordo con uno Stato in cui vige la pena di morte (come gli Emirati Arabi) deve essere esplicitato – in caso di estradizione verso quei Paesi – che la pena capitale va commutata in detentiva. Nei giorni scorsi il ministero degli Esteri ha concordato questo passaggio normativo legato alla pena di morte, così l’Italia ha potuto siglare la ratifica definitiva dell’accordo.
"Un altro passo che va nella direzione giusta - ha commentato il deputato Pd Davide Mattiello, che da tempo si batte per questo provvedimento - Ringrazio il Presidente del Consiglio Gentiloni e il Ministro Orlando: ora sarà anche possibile porre fine alle latitanze spudorate che si consumano negli Emirati alla luce del sole. Proprio ieri la presentazione a Roma della relazione finale della Commissione Antimafia metteva in evidenza come i rischi più seri alla tenuta dell'ordinamento democratico del nostro Paese arrivino da mafie ed organizzazioni segrete capaci di muoversi con disinvoltura su scala internazionale, anche grazie alla complicità di professionisti altolocati. Sicuramente gli Emirati Arabi sono diventati, loro malgrado, uno snodo essenziale per questo genere di criminalità organizzata e l'assenza di un Trattato di cooperazione giudiziaria e di
estradizione ha fino a qui reso molto difficile per le autorità italiane intervenire. Il passaggio in Consiglio dei Ministri è il segnale che in tanti aspettavamo, pur sapendo che non siamo ancora all'ultima tappa".
Oltre a Tulliani e Matacena a Dubai si trovano anche il narcotrafficante Raffaele Imperiale, “in fuga” da gennaio 2016 e che le cronache davano residente al Burj Al Arab, hotel da mille e una notte, il suo braccio destro, Gaetano Schettino, anch'egli narcotrafficante della camorra napoletana, che nel 2016 fu arrestato e liberato a Dubai nel giro di 40 giorni.
E poi ancora negli Emirati si trovano Samuele Landi, ex ceo di Eutelia, condannato in primo grado a nove mesi nel 2015 per il crac della società, il costruttore Andrea Nucera, autore di presunti abusi in una lottizzazione e latitante ad Abu Dhabi, e l'imprenditore milanese Anton Giulio Alberico Cetti Serbelloni, accusato di una evasione fiscale da 1 miliardo di euro.

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