di Francesco Ferrigno
Nel 2017 sono stati quasi 200 i giornalisti italiani che hanno ricevuto protezione da parte delle forze dell’ordine. Tra questi ben dieci sono protetti 24 ore su 24. I dati emergono da un rapporto diffuso da Reporter senza frontiere (Reporters sans frontières - Rsf) che ha sottolineato che “l’assalto subito da un giornalista Rai da parte del fratello di un boss mafioso ha riportato alla ribalta le pericolose condizioni di lavoro di alcuni giornalisti italiani”.
Il caso a cui fa riferimento Rsf è quello dell’aggressione subìta dal giornalista di Nemo - Nessuno Escluso Daniele Piervincenzi e dal suo operatore ad Ostia ad inizio novembre. “In diverse aree come la Campania, la Sicilia e la Calabria, - si legge nella nota - si esercitano quotidianamente violenza e pressione. In Italia, investigare su una rete mafiosa o su una banda criminale spesso sottopone i giornalisti a dei rischi mortali”. Il ministero degli Interni ha annunciato la creazione di un centro di coordinamento contro gli atti di intimidazione contro i giornalisti.
Tra i giornalisti sotto protezione h24 ci sono Paolo Borrometi, “condannato a morte” da tre clan mafiosi, e Lirio Abbate che vive sotto scorta dal 2007. “I giornalisti devono combattere contro l’ignoranza e le fake news - afferma Abbate - in modo che l’opinione pubblica sia informata come merita. La protezione della polizia mi ha salvato da una bomba piazzata davanti casa mia a Palermo e dall’attacco di criminali armati a Roma, ma le minacce continuano ancora oggi. La presenza degli agenti non mi impedisce di continuare il mio lavoro sul campo, ed è grazie a loro che ogni giorno posso riaffermare l’importanza del giornalismo investigativo”.
“A Ostia, territorio dove sono attivi diversi clan mafiosi che gestiscono i traffici di droga, le estorsioni ed il racket e dove si è svolta l'aggressione filmata del giornalista Rai Daniele Piervincenzi, scrive Rsf - il presidente della Commissione parlamentare di Antimafia Rosy Bindi non ha esitato a dichiarare che tre famiglie locali della mafia erano state la legge per troppo tempo in questa località balneare”.
“La mafia non ha vinto, ma non ha perso”, ha dichiarato a novembre il Ministro della Giustizia Andrea Orlando, aprendo gli Stati generali della lotta alla mafia. “La mafia non ha vinto, ma l’aggressione filmata di un giornalista – conclude Reporter senza frontiere – ha avuto il merito di riaccendere i riflettori su un fenomeno che tocca la penisola da decenni. Dopo essere caduta in picchiata nelle classifiche sulla libertà di stampa 2015 di Rsf, in particolare a causa di una serie di attacchi e minacce rimaste senza risposte, l’Italia si è classificata 52esima su 180 paesi nel World Press Freedom Index 2017 di Rsf”.
Oltre 200 giornalisti sotto protezione: il caso di Ostia e il dossier di Reporters sans frontières
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