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genovese francantonio luigi 610Indagato anche Genovese jr, neoeletto all’Ars
di AMDuemila
Riciclaggio di denaro. Con questa accusa il 21enne Luigi Genovese, recordman di preferenze alle ultime regionali siciliane, eletto nelle file di Forza Italia, figlio dell'ex deputato Francantonio (condannato a 11 anni per corruzione), è indagato dalla procura di Messina. L'inchiesta è coordinata dal procuratore Capo Maurizio De Lucia e dall’aggiunto Sebastiano Ardita e questa mattina i finanzieri del Comando Provinciale di Messina, hanno dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro di società di capitali, conti correnti, beni mobili e immobili, e azioni riconducibili all'ex deputato Genovese, al figlio Luigi, appena eletto all'Ars, e ai suoi familiari, per un valore pari a 100 milioni di euro.
Le indagini di oggi, quindi, hanno inizialmente consentito di trovare fondi esteri per un ammontare pari ad oltre 16 milioni di euro, schermati da una polizza accesa attraverso un conto svizzero presso la società Credit Suisse Bermuda. Tra gli indagati per riciclaggio ed evasione fiscale c’è anche il giovane Genovese.
Quest’ultimo, secondo gli inquirenti, avrebbe avuto un ruolo determinante nelle operazioni societarie fatte dal padre Francantonio, pure lui indagato, per riciclare, complessivamente, circa 30 milioni di euro. Per la Guardia di Finanza, che ha condotto l'indagine, i Genovese avrebbero usato quella che nel gergo si chiama la "tecnica dell'altalena". Per mettere al riparo 16 milioni provento del riciclaggio e per sottrarsi fraudolentemente al pagamento delle imposte e delle sanzioni amministrative collezionate, che hanno raggiunto circa 25 milioni di euro, Francantonio Genovese si è spogliato di tutto il patrimonio finanziario, immobiliare e mobiliare a lui riconducibile, attraverso la società schermo GE.FIN. s.r.l. (ora L&A Group s.r.l.) e Ge.Pa. s.r.l., di cui deteneva il 99% ed il 45% delle quote sociali, trasferendolo al figlio Luigi insieme a denaro proveniente dal precedente riciclaggio. Le partecipazioni societarie sono state dismesse attraverso strumentali operazioni: è stata deliberata, infatti, la riduzione del capitale sociale delle società, al di sotto della soglia di legge prevista dalla legge, per far fronte alle perdite artificiosamente generate dagli stessi indagati. Poi è stato disposto il ripianamento delle società attraverso un nuovo versamento di capitale a carico dei soci. Anziché provvedere in prima persona, nonostante ne avesse le possibilità finanziarie, Francantonio Genovese ha dichiarato di rinunciare alla qualità di socio per mancanza dei fondi necessari, poche decine di migliaia di euro, per partecipare all'aumento di capitale, permettendo così, ex novo, l'ingresso in società del figlio, Luigi, privo di risorse economiche proprie. Questo ha permesso a Genovese di vanificare gli effetti del pignoramento che sulle sue quote era stato effettuato da Riscossione Sicilia. Egli infatti ha partecipato come custode delle quote alle assemblee nelle quali si è deciso di azzerare il valore delle proprie azioni - dell'importo di svariati milioni di euro - e di consentire al figlio Luigi di subentrare - con la sottoscrizione di strumentali aumenti di capitale - nella titolarità piena della società eludendo il pignoramento. Le finalità illecite delle condotte sono state dimostrate dal fatto che Luigi Genovese, ha versato la propria quota di capitale con denaro ricevuto tramite bonifico, nei giorni immediatamente precedenti alle operazioni, dal padre.
Sempre secondo gli inquirenti i fondi sono in parte transitati presso una banca di Montecarlo e intestati ad una società panamense (Palmarich Investments) controllata da Francantonio Genovese e dalla moglie Chiara Schirò; in parte (per oltre 6 milioni) sono stati trasferiti in contanti in Italia direttamente a Genovese attraverso "spalloni". In questo modo i Genovese avrebbero cercato di renderli irrintracciabili. Per gli inquirenti, le verifiche sui redditi di Francantonio Genovese, che ha sostenuto che il denaro fosse di suo padre, hanno accertato che il patrimonio di famiglia non è compatibile con le entrate dichiarate. Da qui la contestazione di riciclaggio per denaro derivante da reato, quantomeno da evasione fiscale.
Genovese junior è il quarto neoeletto all’Assemblea regionale Siciliana a finire sotto inchiesta a 18 giorni dalle elezioni del 5 novembre. Due giorni fa era finito indagato un altro parlamentare di Forza Italia, Riccardo Savona, accusato di truffa e appropriazione indebita da parte della procura di Palermo. Prima era toccato a Edy Tamajo di Sicilia Futura, sostenitore del candidato del Pd Fabrizio Micari, indagato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. A due giorni dal voto, invece, era finito nei guai Cateno De Luca, eletto nell’Udc e arrestato nei giorni scorsi con l’accusa di evasione fiscale e tornato libero dopo la decisione del gip di Messina di revocare i domiciliari.

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