La Procura di Salerno ha aperto un’indagine contro ignoti
di AMDuemila
Ventisei è il numero delle ragazze, tra i 14 e i 18 anni, i cui corpi sono stati ritrovati senza vita nel Mediterraneo.
Le giovani donne erano partite dal porto di Zwara in Libia. 23 di loro viaggiavano insieme ad altri 64 migranti su un gommone, mentre le altre 3 su un'altra nave con altre 142 persone. Dopo la partenza dal porto libico, nel canale di Sicilia le imbarcazioni sono naufragate, a raccontarlo sono stati i sopravvissuti. Una donna libica, traumatizzata, ha detto: “Accanto a noi c’era un altro barcone pieno di somali. Sono morti tutti”. A soccorrere le imbarcazioni è intervenuta la nave militare spagnola, Cantabria, che ha condotto i migranti al porto di Salerno e sono stati soccorsi dalla Croce Rossa e gli agenti della Questura, sotto il coordinamento del prefetto Salvatore Malfi e il questore Pasquale Errico. “È una tragedia dell’umanità, una storia che tocca il cuore”, ha commentato la notizia il prefetto Malfi. Dalla Cantabria a Salerno, ieri, sono sbarcati 375 migranti subsahariani provenienti da due naufragi, di cui 90 donne (8 incinta), 52 minori, 21 dei quali hanno meno di 9 anni e una neonata di pochi giorni. All’arrivo i volti dei sopravvissuti erano stravolti dal dramma, come quello di una madre che, piangendo, diceva in francese: “Ho perso i miei tre figli”.
Per la tragica strage delle ragazze, la Procura di Salerno ha aperto un fascicolo contro ignoti con la motivazione “morte come conseguenza di un altro reato”. La pista investigativa è diretta verso il traffico di essere umani che detengono il racket dell’immigrazione sulle coste libiche. I magistrati di Salerno hanno ipotizzato che la morte delle ventisei ragazze potrebbe essere giunta dopo aver subito abusi e torture sia durante il viaggio che prima della partenza. Una supposizione sempre più accreditata nel momento in cui i superstiti hanno raccontato di aver subito violenze da parte dei trafficanti prima e durante il viaggio. Gli inquirenti sono in attesa che i medici legali completino l’autopsia sui corpi delle ragazze per rilevare lesioni e altri elementi che possano decretare il movente della loro morte. La squadra mobile, coordinata dal dirigente Lorena Antonia Cicciotti, ha condotto cinque migranti, libici e nigeriani, in questura per interrogarli e valutare la loro posizione.
A "la Repubblica" la portavoce per il sud Europa dell’Alto Commisariato ONU per i rifugiati, Carlotta Semi, ha denunciato la situazione drammatica della Libia: “Dopo i recenti scontri di Sabratha, sappiamo di oltre 17mila persone che sono riuscite a scappare dai trafficanti di uomini, ma ancora 6mila sono tenute prigioniere. E le condizioni di vita in Libia non stanno affatto migliorando”. Commentando la tragedia delle ragazze annegate nel mediterraneo ha aggiunto: “Questa strage di donne rende evidente che la tragedia degli sbarchi continua e i rischi in mare non si sono affatto ridotti (…) spesso c’è di più. In base ai nostri dati, il 90% delle donne che arriva sulle nostre coste è stata vittima di violenze e abusi lungo il viaggio via terra e durante la permanenza in Libia”. Non tutti i corpi sono stati però riesumati dalle acque del Mediterraneo. Il numero delle vittime della strage potrebbe dunque essere più alto.
Foto © REUTERS/Stefano Rellandini/File Photo
Naufragio nel Mediterraneo, morte 26 giovani donne
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