di Francesco Ferrigno - Foto
Aveva un resort nel verde con vasca idromassaggio dove passare le ore di latitanza e dare ordini; una doppia vita con una moglie e una donna ispanica; la direzione di un importante traffico di stupefacenti sull’asse Spagna-Italia; ben quattro ordini di cattura pendevano nei suoi confronti; era inserito nella lista dei cento latitanti più pericolosi. Parliamo di Giuseppe Simioli di 50 anni alias petruocelo, considerato dalle autorità il reggente del clan di camorra dei Polverino, arrestato questa mattina dai carabinieri di Napoli tra le campagne romane, forse mentre cercava di raggiungere un altro covo per la latitanza.
L’operazione è stata effettuata dai militari del reparto operativo di Napoli supportati dall’unità speciale Squadrone eliportato carabinieri cacciatori “Calabria”, che hanno circondato ed osservato a distanza una villa di Campagnano di Roma, dove era stato individuato Simioli. Uno spostamento gli è stato fatale: il ras è stato bloccato precisamente a Ronciglione dopo essere uscito di casa in auto per raggiungere un altro rifugio. Oltre cento uomini hanno contribuito alla cattura del pericoloso latitante.
In provincia di Roma si stava concedendo una latitanza in campagna, in un resort personale realizzato nel verde, con tanto di vasca idromassaggio e comfort di ogni genere. Un’abitazione insospettabile nell’agro romano che per molte ore è stata perquisita da cima a fondo. Dopo le formalità di rito, Simioli è stato portato al carcere di Napoli Secondigliano.
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Latitante dal maggio 2011, il reggente dei Polverino è destinatario di quattro ordini di cattura. Giuseppe Simioli era stato scarcerato nel 2008 dopo una lunga detenzione per reati di droga e da allora era diventato il braccio destro del boss Giuseppe Polverino. Proprio qualche giorno fa la Corte d’Appello ha inflitto condanne durissime per ras e gregari della cosca, tra cui proprio Giuseppe Polverino, 20 anni di carcere, e Simioli, 24 anni di carcere. Il processo è scaturito da un’inchiesta che ha svelato come i camorristi avessero il controllo di ampie fette di mercato di beni di prima necessità come farina e caffè grazie a prestanome.
Simioli, però, per conto dei Polverino curava soprattutto il traffico di hashish dalla Spagna controllando tutte le fasi: dalla raccolta dei fondi alla contrattazione con i narcos, dal pagamento al ritiro fino al trasporto e alla distribuzione sulle piazze di spaccio di tutta Italia. Lui stesso si è recato più volte in Spagna per curare gli affari in prima persona. Qui il reggente del clan aveva una relazione con una donna ispano-brasiliana, dalla quale aveva avuto due figli. Il tutto mentre a Marano di Napoli aveva già una moglie e un altro figlio.
Il clan Polverino, un tempo egemone a Marano con costole a Quarto e nel rione di Napoli del Vomero, è finito recentemente alla ribalta delle cronache per decine di arresti e sequestri milionari che lo hanno di fatto decimato. Elevate capacità di infiltrazione nell’imprenditoria e nelle istituzioni avevano reso quello dei Polverino uno dei clan più potenti del napoletano. Una delle ultime inchieste contro la cosca, riguardante il Piano di insediamento produttivo (Pip) di Marano, hanno già portato ad arresti e sequestri.
Un resort nel verde, tutti i comfort della latitanza: catturato Simioli
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