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2di Aaron Pettinari - Foto
Il pm incontra gli studenti all'aula bunker. Assieme a lui Graziella Accetta, Massimo Sole e Piera Aiello.

Centinaia di ragazzi provenienti da più parti d'Italia questa mattina sono stati presenti all'aula bunker dell'Ucciardone per incontrare il magistrato Antonino Di Matteo nell'ambito del progetto scolastico “Sulle orme dei veri eroi” e “Gli invisibili”, organizzato dagli insegnanti Mario Bruno Belsito e Rosanna Melilli. Quattordici in tutto le scuole coinvolte provenienti non solo dalla Sicilia ma anche dalla Calabria e dal Nord Italia (da Brescia a Gallarate) nell'ambito di un percorso che li vede impegnati in questi giorni nel ricordo di Peppino Impastato, in occasione delle commemorazioni che si svolgono a Cinisi, e non solo.
“Io sono qui a portare la mia testimonianza su certi fenomeni – ha detto Di Matteo rivolgendosi ai ragazzi – la Mafia non è forte solo quando mette le bombe o uccide. Ancora oggi è un fenomeno che delimita le nostre libertà, le nostre speranze, comprimendole quotidianamente. Un qualcosa che è in grado di comprimere la libertà di iniziativa economica, di voto, di diritto alla salute, all'informazione, ovvero quei diritti che sono caposaldo della nostra democrazia. Di fronte a certe problematiche è importante che non siate indifferenti perché questa lotta non riguarda solo i magistrati, la polizia, i carabinieri o altri addetti ai lavori. E' importante che tutti facciamo la nostra parte in una guerra che si vince solo se il cambiamento parte dal basso, dal vostro rifiuto di accedere a quello che è l’anticamera della mafia. Parlo della mentalità mafiosa, quella che porta alle scorciatoie, al favore, alle raccomandazioni, all'appoggiarsi a chi è più forte e non al più giusto. O ancora la mentalità della rassegnazione. E' importante che al silenzio contrapponiate la parola. All'indifferenza l'interesse. All'omertà la capacità di parlare e denunciare”. “I mafiosi sembrano invincibili, ogni volta che qualcuno si piega – ha aggiunto il pm del pool che indaga sulla trattativa Stato-mafia – La verità, però, è che quando le persone hanno il coraggio di tenere alta la testa, di parlare e di denunciare, loro perdono, perché essenzialmente sono dei vigliacchi”.


Il magistrato, oltre ad invitare a leggere le sentenze come quelle sul processo Dell'Utri, Andreotti o Contrada, o sulle stragi di mafia, non ha mancato di ricordare che accanto all'ala militare, da Riina a Messina Denaro, ci sono anche “delle teste pensanti dell'organizzazione, anche laureate. Persone che fanno i professionisti, i medici, i commercialisti e che hanno avuto anche incarichi politici. Oggi noi dobbiamo cercare di alzare il livello di scontro con la mafia indirizzando in alto le indagini proprio per colpire questo livello di rapporti”.
Rispondendo alle domande dei ragazzi Di Matteo ha parlato delle possibilità che hanno i giovani “di fare la differenza informandosi, di essere testimoni e di scegliere, al momento del voto quelle persone che non siano disposti a tollerare i rapporti con la mafia”. E poi ancora: “Non si deve mai guardare nessuno come un eroe. Ciascuno di voi può essere eroe semplicemente impegnandosi nell'ideale in cui crede, combattendo per le proprie idee. Io alla vostra età sognavo di diventare magistrato e poter dare un contributo nel riscatto morale e sociale di questa terra che allora vedevo guardando ciò che accadeva in quest'aula”.
Un incontro particolare, quello odierno, in cui i ragazzi hanno potuto conoscere storie importanti come quella della testimone di giustizia Piera Aiello, che ha ricordato il coraggio di Rita Atria (“Lei ha scelto di denunciare dall'interno la sua famiglia e l'ha fatto con grande determinazione”), di Graziella Accetta, madre del piccolo Claudio Domino, ucciso a 11 anni dalla mafia, e Massimo Sole, fratello di Giammatteo Sole ucciso in quanto fratello della fidanzata di Marcello Grado, figlio del mafioso Gaetano, che poi si pentì dopo l'arresto nel 1989. “Da oltre un anno e mezzo vado nelle scuole a incontrare i ragazzi per far conoscere la storia di mio fratello – ha detto emozionato Matteo SoleUna vita, la sua, che è cambiata perché si è trovato ad essere nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ventitré anni sono passati ed è come se tutto fosse successo ieri. In quest'aula si è tenuto il processo sulla sua morte ed oggi mio fratello lo rivedo grazie alla presenza di tutte queste persone”. Anche Graziella Accetta non ha trattenuto la propria commozione nel chiedere verità e giustizia: “Ancora non sappiamo la verità su quanto avvenuto. Lo Stato dovrebbe darci una risposta che non arriva. E' come se fossimo stati uccisi anche noi. Claudio non si trovava nel posto sbagliato nel momento sbagliato. I bambini hanno il diritto di giocare ovunque. Ma io non ricordo solo lui ma tutti quei bambini che come lui sono stati uccisi senza colpa dalla mafia perché non è vero che la mafia non uccide i bambini. Ne abbiamo 108 che hanno perso la vita. 108 'invisibili'”.



Tra i nomi ricordati Annalisa, uccisa a 14 anni dalla Camorra a Napoli, Dodò centrato da una pallottola a 11 anni dalla ‘Ndrangheta e Simonetta, una bambina dai capelli rossi, che i sicari ammazzarono al ritorno dal mare, ma anche Nadia (9 anni) e Caterina Nencioni (50 giorni di vita), uccise a Firenze durante la strage dei Georgofili, o i gemellini Giuseppe e Salvatore Asta, entrambi di 6 anni, morti nella strage di Pizzolungo. Quindi sono stati ricordati anche i bimbi mai nati come il figlio di Nino e Ida Agostino, quest'ultima incinta di poco, prima di essere uccisa nell'agosto del 1989. Una giornata in cui non è mancata la denuncia così come hanno ricordato le Agende Rosse di cui è stato letto un messaggio: “In questa terra bellissima e disgraziata vogliamo ricordare alcuni dei suoi figli barbaramente uccisi da mano mafiosa. Per cui ricordiamo il 39°anniversario della scomparsa di Peppino Impastato il 9 maggio a Cinisi e il 25° anniversario delle stragi di Capaci e via d’Amelio. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino amici, colleghi e fratelli così come ama ricordarli Salvatore Borsellino, fratello di Paolo. Francesca Morvillo magistrato e docente italiano, moglie del giudice antimafia Giovanni Falcone uccisa da Cosa nostra nella strage di Capaci. Unico magistrato donna assassinato in Italia. Gli agenti della scorta Rocco Dicillo, Vito Schifani, Antonio Montinaro, Eddie Walter Cosina, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina. Quest’anno Salvatore ha deciso di incentrare il 19 luglio sulla testimonianza di quelle famiglie che da decenni continuando a chiedere Verità e Giustizia: i familiari dei ragazzi della scorta di Paolo Borsellino, Vincenzo Agostino, Angelina Manca, Paola Caccia i fratelli Stefano e Nunzia Mormile. Accanto a loro ci saranno i genitori di Claudio Domino che gridano Verità e Giustizia per 108 piccoli innocenti trucidati da mano mafiosa. Il nostro intento è quello di lanciare un messaggio forte e chiaro: pensavate di averci fiaccati con decenni di insabbiamenti e omertà ma la realtà è che siamo ancora qui e, sopratutto, ci diamo forza l’un l’altro. Il grido di uno sarà il grido di tutti”.

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